giovedì 28 ottobre 2010

Omega-3 e diabete

Gli omega-3 potrebbero avere un ruolo chiave nella prevenzione del diabete, specialmente su persone che si alimentano o si sono sempre alimentate con grassi saturi.
La pericolosita' per la salute dei grassi saturi e' generalmente riconducibile al fatto che tendono a creare depositi solidi a causa della loro struttura chimica. Fra essi troviamo i grassi animali, ma anche l'olio di palma, di uso comune nei prodotti di consumo  industriali (brioches, biscotti, etc.) e nelle cucine dei ristoranti.
Il diabete che normalmente accompagna l'obesita' indotta da grassi saturi e' stato ridotto o annullato tramite aggiunta alla dieta di  un grasso omega-3, l'acido eicosapentaenoico. Quest'analisi e' stata condotta su topi da laboratorio; andra' verificata con studi epidemiologici sulla popolazione umana, ma e' senz'altro indicativa e incoraggiante.

Presentiamo la traduzione del riassunto (abstract) del seg. articolo: Titolo originale: "Eicosapentaenoic Acid Prevents and Reverses Insulin Resistance in High-Fat Diet-Induced Obese Mice via Modulation of Adipose Tissue Inflammation" dei segg. autori: Nishan S. Kalupahana4–6, Kate Claycombe8, Shelley J. Newman7, Taryn Stewart5, Nalin Siriwardhana4,5, Nirupa Matthan9, Alice H. Lichtenstein9 and Naima Moustaid-Moussa (E-mail: moustaid@utk.edu)4,5
[4 Obesity Research Center, University of Tennessee, Knoxville, TN 37996; 5 Department of Animal Science, University of Tennessee, Knoxville, TN 37996; 6 Department of Nutrition, University of Tennessee, Knoxville, TN 37996; 7 Department of Pathobiology, University of Tennessee, Knoxville, TN 37996; 8 Department of Food Science and Human Nutrition, Michigan State University, East Lansing, MI 48824; 9 Jean Meyer USDA Human Nutrition Research Center on Aging, Tufts University, Boston, MA 02111]
Articolo pubblicato sulla rivista Journal of Nutrition, doi:10.3945/jn.110.125732, Vol. 140, No. 11, 1915-1922, November 2010

L'acido eicosapentaenoico (un acido grasso polinsaturo Omega-3) previene e fa regredire l'insulino-resistenza nei topi con obesita' indotta da dieta ricca in grassi saturi, tramite la modulazione dell'infiammazione del tessuto adiposo.

Abbiamo investigato gli effetti dell'acido eicosapentaenoico (EPA) sulla prevenzione (P) e sulla regressione (R) dell'obesita' indotta da dieta ricca in grassi saturi (HF) e dell'omeostasi glucosio-insulina.
Topi maschi C57BL/6J sono stati alimentati con dieta a base di acidi grassi a bassa saturazione (LF, 10% energia dai grassi), grassi saturi (HF, 45% energia dai grassi) o una miscela di grassi saturi ed EPA (gruppo P, 45% energia dai grassi, 36 g/Kg EPA) per 11 settimane. Un quarto gruppo fu inizialmente alimentato per 6 settimane con grassi HF, facendo poi seguire la dieta mista HF-EPA per 5 settimane (gruppo R).
Come ci si aspettava, i topi alimentati con HF hanno sviluppato obesita' e intolleranza al glucosio. Al contrario, i topi alimentati con HF-EPA gruppo P hanno mantenuto una normale tolleranza al glucosio, mentre il loro peso e' cresciuto in modo paragonabile al gruppo LF. Laddove il gruppo HF ha sviluppato iperglicemia e iperinsulinemia, entrambi i gruppi HF-EPA (P e R) hanno esibito valori normali di glicemia e insulinemia.
In piu', la concentrazione plasmatica di adiponectina (= uno fra gli ormoni proteici che gestiscono il metabolismo delle sostanze che producono energia) era piu' bassa nel gruppo HF, mentre era paragonabile nei gruppi LF e HF-EPA, suggerendo cosi' un ruolo dell'EPA nella prevenzione e nel miglioramento della insulino-resistenza indotta dall'alimentazione a base di HF. Ulteriori valutazioni dei livelli di adipochina nei tessuti adiposi e studi proteomici su adipociti coltivati indicano che la supplementazione di EPA nella dieta a base di HF e' associata a una ridotta infiammazione dei tessuti adiposi, una ridotta lipogenesi ed elevati indicatori di ossidazione (= insaturazione) degli acidi grassi.
Nei topi C57BL/6J, l'EPA ha minimizzato l'insulino-resistenza indotta da acidi grassi saturi e questo e' in parte mediato dai suoi effetti sulla ossidazione degli acidi grassi e sull'infiammazione.

Ancora sui polifenoli e sull'assorbimento del ferro.

I polifenoli e l'acido fitico inibiscono l'assorbimento del ferro. 

Questa considerazione viene avvalorata dal seg. articolo di cui presentiamo la traduzione del riassunto (abstract): Titolo originale: "Polyphenols and Phytic Acid Contribute to the Low Iron Bioavailability from Common Beans in Young Women." dei segg. autori: Nicolai Petry (E-mail: petryn@ethz.ch), Ines Egli, Christophe Zeder e Richard Hurrell sono del Laboratory of Human Nutrition, Institute of Food Science and Nutrition, ETH, Zürich 8092, Switzerland, mentre Thomas Walczyk e' del Food Science and Technology Programme, Department of Chemistry (Science) and Department of Biochemistry (Medicine), National University of Singapore, Singapore 117543.
L'articolo e' pubblicato sul Journal of Nutrition, doi:10.3945/jn.110.125369 Vol. 140, No. 11, 1977-1982, November 2010
 "I polifenoli e l'acido fitico contribuiscono alla bassa biodisponibilita' del ferro da alimentazione a base di fagioli nelle giovani donne."

Il basso assorbimento di ferro dai fagioli potrebbe contribuire alla deficienza di ferro nelle popolazioni in cui i fagioli sono fra gli alimenti principali.
Alti livelli di acido fitico (PA) e polifenoli (PP) inibiscono l'assorbimento di ferro; tuttavia, l'effetto dei PP dei fagioli sull'assorbimento del ferro nell'Uomo non e' stato dimostrato e, considerando la selezione della varieta' di fagiolo, l'importanza relativa di PP e PA non e' stata chiarita.
Per valutare l'influenza dei PP dei fagioli sull'assorbimento del ferro nell'Uomo, 6 studi di assorbimento di isotopi stabili del ferro sono stati condotti su donne (16 o 17 per studio). I polifenoli dei fagioli (20, 50 e 200 mg) sono stati aggiunti negli studi 1-3 come baccelli di fagioli rossi al pane durante il pasto.
Gli studi 4-6 hanno investigato l'influenza sull'assorbimento di ferro da parte della rimozione dei PP e della defitinizzazione del pasticcio di fagioli rossi intero e da parte della rimozione di PP dal pasticcio defitinizzato. L'assorbimento di ferro si era abbassato del 14% con 50 mg PP e del 45% con 200 mg PP.
L'assorbimento medio di ferro pasticcio di fagioli rossi intero era del 2.5%. La rimozione di PP e PA ha aumentato l'assorbimento di 2.6 volte e la rimozione dei PP dal pasticcio defitinizzato ha dato un assorbimento doppio. La comparazione fra gli studi indica che la defitinizzazione non aumenta l'assorbimento in presenza di PP, mentre in loro assenza lo fa aumentare di 3.4 volte.
Questi dati suggeriscono che, fra le popolazioni in cui i fagioli fanno parte della dieta come alimenti principali, le concentrazioni di PP e PA dovrebbero essere prese in considerazione nel selezionare le varieta' di fagioli per il consumo umano. Il fatto di abbassare solo uno degli inibitori avrebbe una modesta influenza sull'assorbimento del ferro.