venerdì 27 agosto 2010

L'assunzione di polifenoli puo' abbassare la concentrazione del ferro biodisponibile nel sangue.

Dalla rubrica di Scienza e Medicina dell'ANSA (pubblicato sul sito il 24 agosto 2010):

"I polifenoli, antiossidanti naturali con proprieta' benefiche, possono provocare carenza di ferro se assunti in quantita' eccessive. Lo hanno scoperto ricercatori della Pennsylvania University che sul Journal of Nutrition hanno descritto il meccanismo di inibizione dell'assorbimento del ferro da parte dei polifenoli. Questi si legano al ferro e formano complessi non trasportabili che non entrano nel flusso sanguigno e che vengono espulsi. Cosi' e' possibile che si crei una carenza di ferro."

Abbiamo cercato l'articolo, di cui riportiamo l'abstract e, sotto, la nostra traduzione:

"Bioactive Dietary Polyphenols Decrease Heme Iron Absorption by Decreasing Basolateral Iron Release in Human Intestinal Caco-2 Cells1,2" 
di Qianyi Ma, Eun-Young Kim and Okhee Han (e-mail: ouh1@psu.edu) del Department of Nutritional Sciences, Pennsylvania State University, University Park, PA 16802

"Because dietary polyphenolic compounds have a wide range of effects in vivo and vitro, including chelation of metals such as iron, it is prudent to test whether the regular consumption of dietary bioactive polyphenols impair the utilization of dietary iron. Because our previous study showed the inhibitory effect of (-) -epigallocatechin-3-gallate (EGCG) and grape seed extract (GSE) on nonheme iron absorption, we investigated whether EGCG and GSE also affect iron absorption from heme. The fully differentiated intestinal Caco-2 cells grown on microporous membrane inserts were incubated with heme 55Fe in uptake buffer containing EGCG or GSE in the apical compartment for 7 h. Both EGCG and GSE decreased transepithelial transport of heme-derived iron. However, apical heme iron uptake was increased by GSE. Despite the increased cellular levels of heme 55Fe, the transfer of iron across the intestinal basolateral membrane was extremely low, indicating that basolateral export was impaired by GSE. In contrast, EGCG moderately decreased the cellular assimilation of heme 55Fe, but the basolateral iron transfer was extremely low, suggesting that the basolateral efflux of heme iron was also inhibited by EGCG. Expression of heme oxygenase, ferroportin, and hephaestin protein was not changed by EGCG and GSE. The apical uptake of heme iron was temperature dependent and saturable in fully differentiated Caco-2 cells. Our data show that bioactive dietary polyphenols inhibit heme iron absorption mainly by reducing basolateral iron exit rather than decreasing apical heme iron uptake in intestinal cells."
J. Nutr. First published April 7, 2010; doi:10.3945/jn.109.117499
Journal of Nutrition, doi:10.3945/jn.109.117499
Vol. 140, No. 6, 1117-1121, June 2010
© 2010 American Society for Nutrition

Ecco la nostra traduzione:

I polifenoli bioattivi assunti con la dieta abbassano l'assorbimento del ferro da parte dell'eme in quanto abbassano il rilascio di ferro basolaterale nelle cellule Caco-2 dell'intestino umano.

Poiche' i composti polifenolici alimentari hanno un'ampia gamma di effetti in vivo e in vitro, fra cui la chelazione di metalli quali il ferro, e' prudente verificare se il consumo regolare di polifenoli bioattivi assunti tramite la dieta comprometta l'utilizzo del ferro alimentare.
Dal momento che i nostri studi precedenti hanno mostrato l'effetto inibitorio dell'epigallocatechin-3-gallato (EGCG) e dell'estratto di vinaccioli (GSE) sull'assorbimento di ferro non-emico, abbiamo investigato sulla possibilita' che EGCG e GSE compromettano l'assorbimento di ferro anche da parte dell'eme.
Le cellule intestinali completamente differenziate Caco-2 cresciute su inserti di membrana microporosa sono state messe in incubazione con 55Fe emico in tampone d'assorbimento contenente EGCG o GSE nel comparto apicale per 7 h.
Sia EGCG sia GSE hanno abbassato il trasporto transepiteliale del ferro emo-derivato, mentre l'assorbimento di ferro emico apicale veniva aumentato dal GSE.
Nonostante gli aumentati livelli di 55Fe emico, il trasferimento di ferro attraverso la membrana intestinale basolaterale era estremamente basso, a indicare che l'esportazione era compromessa dal GSE.
Invece EGCG abbassava l'assimilazione di 55Fe emico moderatamente, ma il trasferimento di ferro attraverso la membrana intestinale basolaterale era pure estremamente basso, a suggerire che l'efflusso basolaterale del ferro emico veniva inibito anche dall'EGCG.
L'espressione di eme-ossigenasi e delle proteine ferroportina ed efaestina non e' stata modificata da EGCG ne' da GSE. L'assorbimento apicale del ferro emico era dipendente dalla temperatura e saturabile nelle cellule intestinali completamente differenziate Caco-2. I nostri dati mostrano che i polifenoli alimentari bioattivi inibiscono l'assorbimento del ferro emico principalmente riducendo l'uscita del ferro basolaterale, piuttosto che abbassando l'assorbimento apicale del ferro emico nelle cellule intestinali.

lunedì 23 agosto 2010

Respirare smog cambia il DNA

Dal sito: Adnkronos Salute, pubblicazione del 5 luglio 2010.

"Respirare smog ci cambia il Dna. E bastano solo 7 giorni con i livelli di Pm10 sopra la soglia limite per scatenare questo fenomeno di riprogrammazione dei geni. Parola di scienziati italiani.
Un gruppo di ricercatori dell'università Statale di Milano (Policlinico di Milano) ha studiato prima i vigili urbani della metropoli lombarda, poi gli anziani di Boston, adesso gli operai di un'acciaieria italiana. E i risultati sono sempre gli stessi: "Abbiamo scoperto che nelle cellule di persone esposte all'inquinamento dell'aria, il livello di metilazione del Dna (cioè l'aggiunta di particolari gruppi chimici a regioni specifiche di Dna) cambia rispetto a chi non lo è", spiega all'Adnkronos Salute uno degli autori delle ricerche, Andrea Baccarelli, responsabile del Centro di epidemiologia molecolare e genetica del Policlinico di Milano e adjunct professor all'Harvard School of Public Health di Boston. "
In pratica - conferma - stiamo dimostrando che respirare aria inquinata può mettere a soqquadro il nostro Dna, determinando la riprogrammazione della funzione dei nostri geni, anche soltanto dopo 7 giorni caratterizzati da livelli di inquinamento sopra la soglia".
Il nuovo filone di ricerca sarà al centro della sessione inaugurale del 21esimo International Thrombosis Congress, che si terrà da domani al 9 luglio a Milano. L'appuntamento scientifico è presieduto da Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina interna all'università di Milano e direttore della Clinica Medica del Policlinico di Milano.
Una prima evidenza era arrivata da uno studio che aveva coinvolto in tutto circa 200 persone fra cui i vigili urbani di Milano, categoria particolarmente esposta alle polveri sottili, lavorando in mezzo al traffico cittadino. I vigili erano stati confrontati con impiegati di ufficio e le differenze fra i due gruppi erano balzate subito agli occhi.
Da qui la decisione di allargare la ricerca. "Siamo volati a Boston dove abbiamo analizzato i campioni di sangue di 1.800 anziani, anche centenari, soggetti più suscettibili agli effetti dello smog", racconta lo specialista. Anche in questo caso sono risultati cambiamenti nel Dna. "Lo studio è confermato da indagini simili che stiamo conducendo su popolazioni italiane e la cosa interessante - sottolinea Baccarelli - è che nella stessa popolazione in cui si è osservata, in concomitanza di picchi di inquinamento, una consistente diminuzione della metilazione di particolari regioni del genoma, si è anche osservato un aumento della frequenza di infarti e ictus. Questo ci fa sospettare che i due fenomeni siano legati".
Ulteriori conferme stanno arrivando dallo studio sugli operai dell'acciaieria. "Li abbiamo reclutati perché lavorano in ambienti in cui le polveri sottili sono molto alte e sono soggetti a un'esposizione intermittente che ci permette di analizzare gli effetti sul Dna a fine turno, facendo confronti con i valori registrati all'inizio del turno. Dai primi risultati è emerso che i geni infiammatori vengono riprogrammati completamente dalle polveri sottili. E questo tipo di alterazione epigenetica predispone alla trombosi", avverte l'esperto.
Questo filone di ricerca nasce da dati epidemiologici: "Abbiamo osservato che le polveri sottili, un insieme di inquinanti aerei e solidi generati da processi di combustione (traffico ma anche da riscaldamento domestico e attività industriali), attivano in senso infiammatorio le cellule immunitarie presenti nelle vie aeree, in particolare i macrofagi alveolari - spiega Mannucci - Queste cellule residenti nei bronchi e nei polmoni, contaminate dalle polveri, producono grandi quantità di 6 citochine, che innescano una generale reazione infiammatoria, la quale può manifestarsi sotto forma di asma o allergia respiratoria, ma può anche dare origine a un evento trombotico".
La teoria degli scienziati italiani è che questo fenomeno dipenda da un processo di riprogrammazione dei meccanismi molecolari di tipo epigenetico. Questi cambiamenti nella metilazione, riflettono gli specialisti, possono anche verificarsi spontaneamente, fisiologicamente, con l'invecchiamento. "E' come se vivere esposti al traffico e allo smog ci facesse invecchiare prima", commenta Baccarelli. Ora l'obiettivo è capire se si tratta, come sembra, di un fenomeno reversibile e se esistono dei comportamenti 'protettivi'.
In cantiere c'è un ambizioso progetto di ricerca: "Vorremmo seguire per 10 anni 2-3 mila persone e capire come l'inquinamento modifica punto per punto l'intero genoma umano, analizzando la metilazione. I mezzi per farlo li abbiamo e ci vorrebbero un paio d'anni per arrivare ai risultati", assicura Baccarelli. E' già scattata la ricerca di finanziamenti. "Seguire le persone per un lungo periodo di tempo ci permetterebbe di scoprire se gli effetti dello smog si accumulano o si dissolvono quando viene rimossa la fonte di inquinamento. Non solo: vogliamo capire se una dieta particolarmente salutare può fare da scudo contro l'inquinamento anche a livello epigenetico", annuncia lo scienziato.
Stesso discorso per l'attività fisica. "Gli effetti dell'inquinamento atmosferico non si fermano all’apparato respiratorio, ma coinvolgono molti altri distretti dell'organismo, tra cui il sistema cardiocircolatorio - conclude Baccarelli - tanto che uno studio da me guidato, eseguito in Lombardia in collaborazione con il Centro trombosi del Policlinico e pubblicato su Archives of Internal Medicine nel 2008, aveva dimostrato che con un aumento di 10 microgrammi di Pm10 per metro cubo d'aria, si ha un incremento del 70% del rischio di trombosi". "

Interessante questo articolo in cui si approfondisce la tendenza mutagena di questi inquinanti cosi' diffusi e di cui sappiamo, noi cittadini, cosi' poco.