lunedì 28 febbraio 2011

"Nucleare": i necessari distinguo da fare.

Riportiamo il parere di un ingegnere nucleare sull'attuale gestione delle risorse
energetiche mondiali:

"Nucleare": i necessari distinguo da fare.

"Dati i notevoli passi effettuati soprattutto ultimamente nelle energie alternative, e nonostante l'opposizione e gli intralci da parte di petrolieri e nuclearisti, nulla fa dubitare dell'opportunita' di investire massicciamente nella ricerca in tal settore.

Gia' attualmente, una superficie di pannelli solari moderni grande come la Svizzera darebbe abbastanza energia ad uso civile all'Europa, quindi distribuendo tal superficie su tutto il sud Europa (per l'insolazione) non avremmo ne' un impatto ambientale importante, ne' grandi problemi di collocazione e/o distribuzione della corrente.

Sommiamo questo all'eolico del nord, alle biomasse delle vaste distese europee, alla possibilita' di eliminare l'inquinamento diffuso (soprattutto nelle città) concentrandolo in punti più controllabili (con tecnologie moderne, ben diverse da quelle anche solo di 20 anni fa)...

Anche le automobili stanno evolvendo, e saremmo ad un punto ben piu' avanzato se non ci fossero i ben noti interessi petroldollaro-connessi (pensiamo all'evoluzione tecnologica dei materiali, del trattamento degli scarichi, dell'ergonomia, che richiedono gia' le moderne vetture ma ancor di piu' prototipi a celle di combustibile, ad idrogeno e quant'altro)...

Togliamo questo carico all'utilizzo delle risorse tradizionali, ci ritroveremmo ben piu' disponibilita' da utilizzare nell'industria. Inoltre, le tecnologie moderne ci permettono di trovare giacimenti di petrolio e carbone più profondi e ricchi, che vengono "bruciati" in maniera assai piu' controllata e meno inquinante di prima.

In realta', la tecnologia nucleare di cui si parla si basa ancora sull'uranio che e' davvero una risorsa limitata e concentrata nelle mani di pochi, mentre le stime piu' recenti danno il petrolio e carbone non proprio in via di esaurimento... Il sole (quindi anche il vento) terminera' fra qualche miliardo di anni!

La Francia generalmente si muove prima delle altre nazioni occidentali, che sia gestita da governi di destra o di sinistra. Attualmente ha un piano imponente di piantagioni solari nel deserto del Sahara, che comporterebbe lo scambio energetico tra Europa e Nord Africa implicando piu' stretti legami a cavallo del Mediterraneo. Se il nucleare fosse la panacea universale sulla quale insiste il nostro attuale governo (ma anche una parte delle opposizioni), avrebbe senso tale gigantesco impegno per un Paese che conosce ed utilizza nucleare in misura cosi' importante gia' da tempo?

La verita' e' che il nucleare serve su due fronti: il militare e la ricerca scientifica. Quest'ultimo aspetto, se correttamente valorizzato, darebbe opportunita' di sviluppo anche economico di portata planetaria.

Per correttezza, vanno ricordati alcuni aspetti che gli organi di stampa difficilmente mettono in rilievo in maniera oggettiva ed obiettiva:
  1. la sicurezza delle centrali e' statisticamente molto maggiore rispetto a quella delle automobili; tuttavia le centrali stesse sono gestite da poche persone, i cui singoli errori di gestione o di valutazione possono avere ripercussioni catastrofiche (si veda l'incidente di Chernobyl);
  2. le scorie residue pericolose sono in quantita' molto inferiore a quanto si
    crede; tuttavia la loro gestione sarebbe in mano per tempi lunghissimi a
    poche persone, soggette a errori dalle conseguenze gravissime o, peggio,
    alla possibilita' di utilizzi per attentati da parte di terroristi e/o
    dittatori vari.
Quando poi si rischia di cominciare un'avventura nel nucleare partendo gia' con impianti concettualmente obsoleti, come sta per fare l'Italia, gli aspetti negativi aumentano... e quelli positivi, come la possibilita' di un discutibile e fantomatico risparmio in bolletta, se ne vanno del tutto."

Augusto Zane, laureato ingegnere nucleare al Politecnico di Milano

lunedì 7 febbraio 2011

Gli omega-3 di origine marina riducono il rischio di tumore al seno

Presentiamo la traduzione divulgativa del riassunto (abstract) del seg. articolo pubblicato sul Journal of Nutrition dell'American Society for Nutrition: Titolo originale: "Marine Fatty Acid Intake Is Associated with Breast Cancer Prognosis" dei segg. autori:
Ruth E. Patterson3 (e-mail: repatterson@ucsd.edu), Shirley W. Flatt3, Vicky A. Newman3, Loki Natarajan3, Cheryl L. Rock3, Cynthia A. Thomson4, Bette J. Caan5, Barbara A. Parker3, and John P. Pierce3. [3: Moores UCSD Cancer Center, University of California, San Diego, La Jolla, CA 92093; 4: Arizona Cancer Center, University of Arizona, Tucson, AZ 85724; 5: Division of Research, Kaiser Permanente Northern California, Oakland, CA 94612].

"L'assunzione di acidi grassi di origine marina e' associata alla prognosi del cancro al seno.
EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), che sono acidi grassi polinsaturi omega-3 (PUFA n-3) a catena lunga contenuti soprattutto nei pesci, inibiscono la proliferazione di cellule di cancro al seno coltivate in vitro e riducono l'inizio e la progressione di tumori alla mammella in animali da laboratorio.
Il nostro scopo in quest'analisi era capire se l'assunzione di EPA e DHA poteva essere associata alla prognosi (ossia se influiva sull'andamento della malattia) in un gruppo di donne in cui fosse stato diagnosticato e trattato il cancro al seno in fase precoce. La sorveglianza e' durata mediamente 7,3 anni. L'assunzione tramite dieta e' stata seguita e stimata con modelli matematici, al fine di valutare l'associazione di apporti dietetici ripetuti di EPA e DHA da cibo e da integratori con la sopravvivenza.
Le donne con assunzioni piu' elevate di EPA e DHA  da cibo hanno avuto una riduzione pari a circa il 25% del rischio di recidive, con un decremento dose-dipendente del rischio di mortalita' complessiva.
La ricerca indica che gli acidi grassi da cibo di origine marina sono associati a un ridotto rischio di formazione di cancro al seno e di mortalita' complessiva."