tag:blogger.com,1999:blog-9970644420276871862024-03-07T22:08:31.445-08:00Scienza "commestibile"Un ponte fra il mondo accademico e i cittadiniSilvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.comBlogger32125tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-9782877383239120652019-09-06T11:53:00.001-07:002019-09-06T11:53:51.408-07:00La vicenda del ragazzino diventano cieco "a causa" della cattiva alimentazioneC'è un <a href="https://sciencebasedmedicine.org/a-british-teenager-is-blind-but-not-because-of-junk-food-or-fussy-eating/" target="_blank">bell'articolo</a> su questa vicenda, di cui traduco qui i passaggi che mi sembrano più importanti:<br />
<br />"Questo sfortunato ragazzo non è diventato cieco a causa del cibo-spazzatura. Egli soffriva di ARFID (Avoidant Restrictive Food Intake Disorder), un disturbo dell'alimentazione di recente scoperta.<br />I pazienti con l'ARFID non sono solo schizzinosi: essi evitano certi cibi a causa di una grave forma di ansia correlata proprio alla loro assunzione, oppure in seguito a un estremo malessere emotivo associato alla loro consistenza.<br />Molti pazienti con ARFID diventano fisicamente impossibilitati a ingerire determinati cibi, in quanto si soffocano o vomitano quando tentano di farlo.<br />Alcuni al solo pensare a questi cibi provano un'intensa paura di morire soffocati.<br />Questo grado di restrizione dai cibi risulta, per definizione, in un danno fisiologico che va ad aggiungersi agli effetti avversi dovuti alle funzioni psicosociali. Il fatto di non riuscire a mantenere un peso appropriato non è comune quanto nell'anoressia nervosa, ma può verificarsi. <br />Come nel caso discusso nell'articolo, una delle preoccupazioni maggiori sta nelle carenze nutrizionali (in questo caso, soprattutto carenza di vitamina B12).<br />Per definizione, l'ARFID non implica un disturbo su come i pazienti vivono il loro corpo; essi non si preoccupano di essere sovrappeso.<br />[...]<br />Il focus dovrebbe essere sulla salute mentale in relazione all'alimentazione e su come fattori sistemici possano portare un ragazzino come questo a rimanere così a lungo senza un aiuto adeguato. Ora dovremmo parlare di quanto sarebbe stata evitabile questa tragedia, non del cibo-spazzatura e del veganesimo.<br />[...]<br />Questo non è stato un semplice caso di "alimentazione povera". Questo ragazzino stava evitando di mangiare un'ampia varietà di cibi, necessari a un'alimentazione completa, a causa del fatto che soffriva di un'ansia severa NON CURATA. Ciò avrebbe potuto succedere anche se il cibo da lui ingerito non fosse stato cibo-spazzatura." Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-63462430328534611192018-02-20T15:13:00.000-08:002018-02-20T15:13:06.690-08:00Perchè la scienza è di competenza degli scienziati<span style="font-size: small;"><i>Premetto: mi definisco un "tecnico", non uno "scienziato". La laurea è senz'altro un primo passo per diventare scienziato, ma questa definizione va riferita - secondo me - solo a quei ricercatori e docenti universitari che dedicano la vita allo studio di nuove teorie e alla ricerca sperimentale pura.</i></span><br />
<br />
È di questo periodo il dibattito sul valore della preparazione scientifica nel trattare argomenti, appunto, scientifici, in contrapposizione all'opinione personale creata da ogni cittadino sulla base di "ricerche" più o meno frettolose sul web, o di indicazioni fornite da amici o conoscenti.<br />
<br />
Personalmente ritengo che sia molto <b>rischioso</b>, per ognuno di noi, addentrarsi in argomenti complessi senza un'adeguata preparazione e fidarsi, per così dire, ciecamente della propria prima impressione, agendo poi di conseguenza. Per spiegare meglio che cosa intendo, vorrei porre all'attenzione del lettore o lettrice un esempio, vissuto in prima persona.<br />
<br />
Laureata da poco, fui assunta (ebbene sì, erano gli anni in cui si poteva essere assunti pochi giorni o pochi mesi dopo la laurea) presso una media industria. Il mio ruolo era apprendere le tecniche di analisi dei prodotti e assistere il responsabile della Ricerca & Sviluppo, occupandomi nel contempo anche di modulistica e procedure della certificazione di qualità. Passavo quindi una parte del mio tempo al computer e, dopo un po', mi sentivo piuttosto disinvolta nell'utilizzo di Office e altri programmi minori.<br />
<br />
All'epoca i computer erano poco capaci e succedeva spesso che rallentassero a causa del sovraccarico di memoria. Un bel giorno che cosa mi venne in mente? <b>Pensai che ormai la mia cultura informatica fosse sufficiente</b>, così mi addentrai in uno dei computer per togliere files inutili e renderlo più "leggero". Senza rendermene conto, eliminai in realtà alcuni files di sistema importantissimi, che un tecnico programmatore del Gruppo industriale aveva installato con nomi (per me) anonimi, i quali files servivano per gestire tutto un complesso sistema di gestione dei report della certificazione di qualità.<br />
Puf! Con poche mosse di mouse ne avevo spazzato via la "struttura portante" e il complesso sistema aveva smesso di funzionare.<br />
<br />
Insomma... da neolaureata mi presi una bella (e meritata) lavata di capo non solo dal mio diretto superiore, ma anche da altri impiegati e soprattutto dal programmatore, arrivato come una furia a "riparare" i danni dopo qualche ora di viaggio. La sua furia fu tuttavia mitigata dalla mia contrizione, in quanto mi sentivo tristemente responsabile di quella mossa, che era in realtà dettata da una mia presuntuosa ignoranza. Mi perdonò, anche perché il disastro fu solo sfiorato.<br />
<br />
Perché vi ho raccontato questa vicenda? Perché secondo me calza discretamente con le problematiche attuali legate alle fake news e alla recente <b>moda</b> di affidarsi al proprio giudizio personale - o di amici e conoscenti - su argomenti di medicina, di alimentazione, di agronomia, volutamente senza seguire le indicazioni della comunità scientifica.<br />
<br />
Almeno in quella occasione (forse anche in altre, non ricordo) io fui assolutamente <b>troppo fiduciosa</b> nella mia preparazione, che era del tutto ridicola - capii in seguito - rispetto a quanto sarebbe stato necessario per occuparsi di quei files. Tuttora non sono preparata in quell'argomento e va bene così: ognuno si specializzi nel proprio lavoro, in base alle proprie capacità e, anche, basi scolastiche.<br />
<br />
Non vi sembra che ci siano analogie fra me in quell'epoca e le persone che, dopo aver letto qualche pagina web, ritengono essere alla loro portata argomenti di medicina o altre scienze complesse, ritenendo che la loro preparazione sia allo stesso livello di quella degli scienziati che se ne occupano ad alto livello tutti i giorni?<br />
<br />
Buona riflessione :-)<br />
<br />Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-45405395713191332582013-10-18T10:39:00.001-07:002013-10-18T10:39:27.842-07:00Lo smog è cancerogeno <i>Pubblichiamo la traduzione del comunicato-stampa dell'<a href="http://monographs.iarc.fr/ENG/News/pr221_E.pdf" target="_blank">Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro sull'inquinamento atmosferico</a>: </i><br />
<br />
<h3>
OMS - IARC COMUNICATO STAMPA nr. 221 del 17 ottobre 2013</h3>
<br />
<h2>
<b>IARC: L'inquinamento atmosferico è una causa ambientale principale di morti per cancro</b></h2>
<br /><br />Lione/Ginevra, 17 ottobre 2013<br />
<br />L'agenzia specializzata sul cancro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, WHO in inglese), l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha annunciato oggi che ha classificato l'inquinamento atmosferico come Cancerogeno per l'Uomo (Gruppo 1). Dopo aver valutato in modo approfondito la più recente letteratura scientifica, i maggiori esperti mondiali che hanno partecipato al Programma Monografie dello IARC hanno concluso che <b>ci sono prove sufficienti per affermare che l'esposizione all'inquinamento atmosferico causa tumore ai polmoni (Gruppo 1)</b>. Hanno anche verificato l'<b>associazione con un aumentato rischio di tumore alla vescica</b>.<br /><br />Le polveri sottili, uno dei componenti principali dell'inquinamento atmosferico, sono state valutate separatamente e sono state anch'esse classificate come Cancerogene per l'Uomo (Gruppo 1).<br />La valutazione IARC mostra un<b> aumento del rischio di cancro ai polmoni all'aumentare dei livelli di esposizione alle polveri sottili e allo smog</b>. Sebbene la composizione dell'inquinamento atmosferico e i livelli di esposizione possano variare parecchio a seconda del luogo, le conclusioni del Gruppo di Lavoro si applicano alle regioni di tutto il mondo.<br /><br />
<h4>
Un rilevante problema di salute ambientale</h4>
<br />È già nota la capacità dell'inquinamento atmosferico di aumentare i rischi di un'ampia gamma di malattie, quali le malattie respiratorie e cardiache. Gli studi indicano che negli ultimi anni i livelli di esposizione sono significativamente aumentati in alcune parti del mondo, in particolare nei Paesi che si stanno rapidamente industrializzando con numerosi abitanti. I dati più recenti indicano che <b>nel 2010 ci sono state 223.000 morti per cancro al polmone in tutto il mondo, causate dall'inquinamento atmosferico</b>.<br /><br />
<h4>
Il più diffuso cancerogeno ambientale</h4>
<br />"L'aria che respiriamo è diventata inquinata a causa di una <b>miscela di sostanze cancerogene</b>" sostiene il Dr. Kurt Straif, direttore della Sezione Monografie dello IARC. "Sappiamo che l'inquinamento atmosferico costituisce non solo un maggior rischio per la salute in generale, ma anche una delle principali cause ambientali di morti per cancro."<br />Il Programma Monografie dello IARC, soprannominato "l'enciclopedia dei cancerogeni", costituisce un'autorevole fonte di prove scientifiche sulle sostanze che causano tumori e sulle esposizioni. In passato, il Programma ha valutato individualmente e in miscele specifiche numerose sostanze chimiche che si trovano nello smog. Fra queste vi sono <b>lo scarico dei motori diesel, i solventi, i metalli e le polveri</b>. Ma questa è la prima volta in cui gli esperti hanno classificato l'intero smog come causa del cancro.<br /><br />"Il nostro obiettivo era valutare l'aria che ognuno di noi respira, invece di focalizzare specifici inquinanti atmosferici" spiega il Dr. Dana Loomis, vice direttore della Sezione Monografie. "I risultati ottenuti con gli studi di <b>review</b> (ovvero i confronti e le conclusioni tratte in base a numerosi studi esistenti in letteratura, N.d.T.) vanno tutti nella medesima direzione:<b> il rischio di sviluppare tumore al polmone è significativamente aumentato nella popolazione esposta all'inquinamento atmosferico</b>."<br /><br />
<h4>
Valutazioni delle Monografie IARC</h4>
<br />Il Volume 109 delle Monografie IARC è basato sulla <b>review indipendente di più di 1000 pubblicazioni scientifiche da studi svolti nei 5 continenti</b>. Gli studi sottoposti a review analizzano la cancerogenicità di vari inquinanti presenti nello smog, specialmente le polveri sottili e l'inquinamento legato ai trasporti.<br />La valutazione è stata condotta su scoperte tratte da <b>ampi studi epidemiologici, che includevano milioni di persone abitanti in Europa, Nord e Sud America, Asia</b>.<br /><br /><b>Le sorgenti predominanti di inquinamento atmosferico sono i trasporti, i generatori di corrente, le emissioni industriali e agricole, il riscaldamento e le cucine residenziali</b>. Alcuni inquinanti atmosferici provengono inoltre da<b> fonti naturali</b>. <br />"Classificare l'inquinamento atmosferico come cancerogeno per l'Uomo è un passo importante" evidenzia il Direttore dello IARC Dr. Christopher Wild. Esistono modi efficaci per ridurre l'inquinamento dell'aria e, considerata la scala di esposizione a cui è sottoposta la popolazione mondiale, questo lavoro dovrebbe inviare un <b>forte segnale alla comunità internazionale, affinché vengano adottate misure senza ulteriore ritardo</b>.Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-82168771055148567312013-09-20T09:11:00.000-07:002013-09-20T09:11:31.384-07:00Vademecum dell'OMS sull'autismo e sulla relazione con i vacciniL'Organizzazione Mondiale della Sanità ha appena pubblicato un <a href="http://www.who.int/features/qa/85/en/index.html#" target="_blank">vademecum sull'autismo (cliccare qui)</a>. in cui evidenzia l'<b>assenza di prove del collegamento fra questa malattia e i vaccini</b>.<br />
<br />
Qui di seguito ho tradotto la pagina:<br />
<br />
Domanda: Che cos'è l'autismo?<br />Risposta: I "Disordini della gamma dell'autismo" (Autism spectrum disorders, ASD) sono un gruppo di complessi disordini nello sviluppo del cervello. Questo termine onnicomprensivo comprende condizioni come l'autismo, i disordini dis-integrativi dell'infanzia e la Sindrome di Asperger. Questi disordini sono caratterizzati da difficoltà nell'interazione e nella comunicazione sociale e un ristretto e ripetitivo repertorio di interessi ed attività.<br /><br />D: Quanto è diffuso l'autismo?<br />R: Recenti "reviews" <i>(ossia le ricerche che raccolgono numerosi articoli scientifici su un argomento, li confrontano e ne traggono conclusioni più ampie)</i> stimano che ci sia una prevalenza globale media di 62/10.000, ossia 1 bambino su 160 ha un disordine della gamma dell'autismo. Questa stima rappresenta una cifra media, notevolmente variabile a seconda dello studio considerato. Alcuni studi recenti, tuttavia, riportano tassi d'incidenza considerevolmente più alti.<br /><br />D: Le persone con autismo soffrono di disabilità intellettiva?<br />R: Il livello di funzionalità intellettiva è estremamente variabile nelle persone con ASD, passando da un handicap profondo ad abilità cognitive non verbali superiori <i>(N.D.T.: superiori alla media? Non so se intendano questo)</i>. Si stima che circa il 50% delle persone affette da ASD soffra anche di disabilità intellettiva.<br /><br />D: Quanto precocemente si può diagnosticare nei ragazzi?<br />R: L'identificazione di un disordine della gamma dell'autismo è difficile prima di 1 anno d'età circa, ma la diagnosi è generalmente possibile intorno ai 2 anni. Fra le caratteristiche tipiche della fase iniziale vi sono un ritardo nello sviluppo o una temporanea regressione nel linguaggio e nelle abilità sociali, nonché stereotipati schemi di comportamento ripetitivi.<br /><br />D: Che cosa possono fare i genitori per aiutare il loro bambino affetto da autismo?<br />R: I genitori hanno un ruolo essenziale nel supportare il loro bimbo autistico. Posso aiutarlo assicurandogli l'accesso ai servizi sanitari ed educativi, nonché offrendogli l'affetto e le cure di cui ha bisogno durante la crescita. Recentemente, si è visto che i genitori possono effettuare con successo terapie di tipo psicosociale e comportamentale sui loro figli.<br /><br />D: Qual'è la causa dell'autismo?<br />R: Le prove scientifiche suggeriscono che numerosi fattori, sia genetici sia ambientali, contribuiscono alla genesi della malattia influenzando lo sviluppo cerebrale nelle sue prime fasi.<br /><br />D: I vaccini per l'infanzia sono responsabili dell'autismo?<br />R: I dati epidemiologici disponibili mostrano che non ci sono prove di un collegamento fra il vaccino contro morbillo-parotite-rosolia (MPR) e i disordini della gamma dell'autismo. Studi precedenti, che suggerivano una relazione causale, sono stati riconosciuti essere seriamente malfatti. Inoltre non ci sono prove a suffragio del fatto che qualsiasi altro vaccino per l'infanzia possa incrementare il rischio di disordini della gamma dell'autismo. In più, ricerche riepilogative (reviews) sulle prove, commissionate dall'OMS, concludono che non c'era associazione fra l'uso di conservanti come il tiomersale, che contiene etilmercurio, nei vaccini e i disordini della gamma dell'autismo.Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-42076900690617260482013-01-04T04:18:00.003-08:002013-01-04T04:23:53.478-08:00L'indice glicemico, il Carico Glicemico e l'assunzione di carboidrati assimilabili con la dieta non sono associati con il rischio di diabete di tipo 2 in 8 Paesi europeiL'articolo "Dietary Glycemic Index, Glycemic Load, and Digestible Carbohydrate Intake Are Not Associated with Risk of Type 2 Diabetes in Eight European Countries" è stato pubblicato da Ivonne Sluijs (E-mail: i.sluijs-2@umcutrecht.nl) e altri sul numero <cite><abbr class="slug-jnl-abbrev" title="Journal of Nutrition">J. Nutr.</abbr><span class="slug-pub-date" itemprop="datePublished">
January 1, 2013
</span>
<span class="slug-vol">
vol. 143
</span><span class="slug-issue">
no. 1
</span><span class="slug-pages">
93-99 </span></cite>della prestigiosa rivista <a href="http://jn.nutrition.org/content/143/1/93.abstract" target="_blank">Journal of Nutrition</a> by the American Society for Nutrition.<br />
La ricerca è stata supportata, fra gli altri enti, dall'AIRC - Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.<br />
<br />
Ciò che si dice nell'articolo è che l'associazione fra Indice Glicemico (GI) e Carico Glicemico (GL) con il rischio di diabete di tipo 2 rimane incerta.<br />
Sono state investigate le associazioni di GI, GL e carboidrati assimilabili della dieta con diabeti di tipo 2, tramite uno studio caso-controllo nidificato nell'ambito dell'Indagine Prospettica Europea negli Studi sulla Nutrizione e sul Cancro, per un periodo di controllo medio di 12 anni.<br />
Lo studio mostra che i carboidrati assimilabili NON sono associati al rischio di diabete, suggerisce altresì che il rischio di diabete in diete con GI e GL elevati possa essere più modesto di quanto gli studi iniziali abbiano finora suggerito.<br />
<br />
Come si può notare, la certezza sulle cause di malattie importanti come il diabete e, per estensione, come la sindrome metabolica (che insieme al diabete comprende i vari fattori di rischio cardiovascolare, ormai diffusi fin dall'infanzia) è ancora di là da venire...<br />
<br />
E' importante che vengano pubblicate queste "smentite" a convinzioni radicate. In questo modo si evita di educare la gente ad abitudini inutili (come togliere alcuni cibi dalla dieta, se si confermano non dannosi), mentre si può "correggere il tiro" cammin facendo. In più, si possono amministrare meglio le risorse disponibili (ricercatori, denaro pubblico) dirigendole su nuovi obiettivi.<br />
<br />
Il fatto che la scienza sia sempre in movimento - e sempre umile nei confronti delle nuove scoperte, pronta ad accogliere le smentite - va visto dai cittadini come una garanzia di serietà e un'opportunità di miglioramento, non come un difetto...Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-4108281923889405632012-06-07T07:32:00.003-07:002012-06-07T07:32:55.436-07:00Conferenza sull'ambienteIeri, presso l'Istituto Comprensivo "Don Milani" di Villanuova s/C (Bs), ho tenuto una conferenza dal titolo:<br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<b>AMBIENTE: problemi e soluzioni</b></div>
<br />
Il pubblico era composto dalle 3 classi terze della scuola media locale.<br />
Il file con le tracce che ho seguito e' disponibile al seguente link:<br />
<a href="http://www.bensos.com/public/Ambiente_problemi-soluzioni_06-06-12.pdf" target="_blank">presentazione conferenza</a>.<br />
In realta', le domande che mi hanno posto i ragazzi mi hanno permesso di sviluppare il discorso in varie direzioni, fra cui le modalita' di smaltimento dei rifiuti.Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-70344340440069544942012-04-26T04:13:00.000-07:002012-04-26T05:24:58.949-07:00Le nanoparticelle usate nei comuni prodotti per uso domestico causano danni genetici nei topi.<div style="text-align: justify;">
Presentiamo la nostra traduzione dell'articolo <a href="http://newsroom.ucla.edu/portal/ucla/nanoparticles-used-in-common-househould-112679.aspx" target="_blank">Nanoparticles used in common household items cause genetic damage in mice</a>, pubblicato il 18 novembre 2009 sul sito divulgativo dell'Universita' di California – Los Angeles (UCLA) da Kim Irwin, direttore delle comunicazioni esterne del Centro Comprensivo Tumori Jonsson:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Le nanoparticelle, presenti ovunque dai cosmetici e creme solari alle vernici e vitamine, causano danni genetici sistemici nei topi, in base a uno studio comprensivo condotto da ricercatori del Centro Comprensivo Tumori Jonsson presso la Universita' di California – Los Angeles (UCLA)<br />
<br />
Le nanoparticelle di titanio biossido (TiO2) inducono rotture del DNA in single e double-strand e causano un danno cromosomico, oltre a un'infiammazione; questi fattori aumentano il rischio di cancro.<br />
<br />
Lo studio UCLA e' il primo a mostrare che le nanoparticelle hanno questo tipo di effetto, dice il direttore dell'equipe Robert Schiestl, professore di Patologia, oncologia delle radiazioni e scienze della salute dell'ambiente presso l'UCLA, scienziato del Centro Tumori Jonsson.<br />
<br />
Una volta entrate nell'organismo, le nanoparticelle di TiO2 si accumulano in vari organi perche' il corpo non ha modo di eliminarle. E poiche' sono piccolissime, possono andare ovunque, perfino dentro le cellule, e possono interferire con i meccanismi sub-cellulari.<br />
<br />
Lo studio e' apparso nel novembre 2009 sulla rivista scientifica Cancer Research.<br />
<br />
In passato, queste nanoparticelle di TiO2 erano considerate non-tossiche perche' non stimolano una reazione di tipo chimico. Tuttavia, e' l'interazione di superficie che le nanoparticelle hanno con l'ambiente circostante – in questo caso l'interno del corpo di un topo – a causare il danno genetico, dice Schiestl. Le particelle si aggirano per l'organismo causando stress ossidativo, che puo' portare alla morte cellulare.<br />
<br />
Queste particelle danno luogo a un meccanismo di tossicita', una reazione chimico-fisica, nuovo rispetto alle normali tossine chimiche, che generalmente sono oggetto di ricerche tossicologiche, dice Schiestl.<br />
<br />
“Il nuovo principio e' che il titanio e' di per se' chimicamente inerte. Tuttavia, quando le particelle diventano via via piu' piccole, la loro superficie (complessiva, N.d.R.), al contrario, diventa progressivamente piu' grande e lo stress ossidativo e' indotto proprio nell'interazione con l'ambiente circostante”, dice Schiestl. “Questo e' il primo studio comprensivo sulla genotossicita' indotta dalle nanoparticelle di biossido di titanio, possibilmente causata da un meccanismo secondario associato all'infiammazione e/o allo stress ossidativo. Tenendo conto che c'e' un uso crescente di queste nanoparticelle, queste scoperte fanno nascere la preoccupazione sui potenziali rischi per la salute associati all'esposizione.”<br />
<br />
La manifattura delle nanoparticelle di TiO2 e' un'industria imponente, dice Schiestl, con una produzione di circa 2 milioni di tonnellate all'anno. Oltre a pitture, cosmetici, filtri solari e vitamine, le nanoparticelle possono trovarsi in dentifrici, coloranti alimentari, supplementi nutrizionali e centinaia di altri prodotti per la cura della persona.<br />
<br />
“Potrebbe darsi che una certa porzione di tumori spontanei sia dovuta a questa esposizione”, dice Schiestl. “E alcune persone potrebbero essere piu' sensibili all'esposizione da nanoparticelle rispetto ad altre. Io penso che la tossicita' di queste nanoparticelle non sia ancora stata studiata abbastanza”.<br />
<br />
Schiestl dice che le nanoparticelle non possono passare attraverso la pelle, cosi' raccomanda l'utilizzo di filtri solari in forma di lozione. Filtri solari in forma di spray potrebbero essere inalati e le nanoparticelle depositarsi nei polmoni.<br />
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Nello studio, topi sono stati esposti alle nanoparticelle di TiO2 con l'acqua da bere e hanno iniziato a mostrare il danno genetico al quinto giorno. L'equivalente umano e' circa 1,6 anni di esposizione alle nanoparticelle in un ambiente manifatturiero. Comunque, dice Schiestl, non e' chiaro se l'esposizione regolare, giornaliera aumenti nell'Uomo esponenzialmente, se si verificasse nel tempo un contatto continuo con le nanoparticelle.<br />
<br />
Lo studio dice: “Questi dati suggeriscono che dovremmo preoccuparci del rischio potenziale di tumori o disordini genetici, specialmente nelle persone esposte professionalmente ad alte concentrazioni di nanoparticelle di titanio biossido, e che sarebbe prudente limitare la loro ingestione attraverso additivi alimentari non essenziali, coloranti alimentari, etc.”.<br />
<br />
Prossimamente, Schiestl e la sua equipe studieranno l'esposizione da nanoparticelle in topi che presentino deficienze di riparazione del DNA, per aiutare a trovare un modo di prevedere quali persone potrebbero essere particolarmente sensibili alle nanoparticelle.<br />
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Lo studio e' stato finanziato dal NIH (National Institutes of Health), agenzia del ministero della salute USA.<br />
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Il Centro Comprensivo Tumori Jonsson presso la UCLA ha piu' di 240 ricercatori e clinici impegnati nella ricerca, prevenzione, diagnosi, controllo, trattamento ed educazione sui tumori. E' uno dei maggiori centri comprensivi americani sul cancro, dedicato alla promozione della ricerca e a tradurre la scienza di base in studi clinici di alto livello. Nel luglio 2009, il Centro Tumori Jonsson e' stato messo nell'elenco dei primi 12 centri sul cancro americani dall'US News & World Report, una graduatoria che ha mantenuto per 10 anni consecutivi."</div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-43791931964939272052012-02-09T10:19:00.000-08:002012-02-09T10:20:52.017-08:00Nuovo trattamento per l'influenza<div style="text-align: justify;">L'azienda <a href="http://www.nexgen.biz/">NexGen Biomedical</a> sta sviluppando e sperimentando un nuovo trattamento per l'influenza. </div><div style="text-align: justify;">In un post del 4 febbraio ne "The Scientific Journal Club" su LinkedIn, il loro portavoce Richard A. Lepidi spiega che il loro farmaco, denominato "Inibizione ribosomiale mirata transitoria" (Targeted Transient Ribosomal Inhibition, TTRI), viene somministrato per inalazione e rimane nei polmoni senza diffondersi in modo sistemico.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Il suo effetto terapeutico sarebbe un'attivita' antivirale polmonare, antiinfiammatoria e antiproliferativa.</div><div style="text-align: justify;">Sembrerebbe impedire l'azione di 10 proteine virali dell'influenza nonche' la sintesi <i>de novo</i> di citochine e leucotrieni nei polmoni, senza che i tessuti vengano danneggiati. Il farmaco potrebbe cosi' prevenire la mortalita' da qualsiasi ceppo influenzale, compresa l'H5N1, e non risulterebbe sensibile alle mutazioni virali naturali o indotte dall'Uomo.</div><div style="text-align: justify;">Le dosi terapeutiche sembrano centinaia di volte inferiori alla dose di sicurezza (NOEL) sistemica.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Interessante. Speriamo che gli sviluppi siano positivi.<br />
</div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-8692462102463217562011-10-25T10:29:00.000-07:002011-10-25T10:34:30.820-07:00Sul Bisfenolo AIl bisfenolo A (BPA, C.A.S. nr. 80-05-7) e' una sostanza di base nella produzione di plastiche utilizzate per la conservazione di alimenti, in particolare il policarbonato (sul fondo dei contenitori, e' contrassegnato dal numero 7 all'interno del simbolo con le freccette); e' presente anche in molte paste per otturazioni dentarie e nella carta termica (scontrini, fax).<br />
<br />
E' sotto accusa per essere un interferente endocrino. <br />
Dalle banche dati (RTECS, etc.) vediamo che presenta tutta una serie di caratteristiche interessanti:<br />
<ul><li> e' bioaccumulabile nei tessuti adiposi (Log Kow = 3,32) e, come tale, trasmissibile al lattante attraverso il latte materno; </li>
<li>e' un notevole genotossico;</li>
<li> e' un notevole teratogeno.</li>
</ul>Genotossicita': fra i numerosi dati spicca la formazione di micronuclei in linfociti umani a 12,3 mg/L/22h. Cio' significa che siamo di fronte a una sostanza molto aggressiva verso il DNA delle cellule umane esaminate (linfociti), tanto che il sistema immunitario non e' in grado di contrastare la formazione dei micronuclei (indicativi della forza di questo mutageno, unitamente alla bassa concentrazione gia' sufficiente per rilevarne la tossicita').<br />
<br />
Teratogenicita': fra i numerosi dati spiccano le anomalie neurologiche in feti di ratto a 20 ug/Kg. Si tratta di una concentrazione attiva particolarmente bassa, ossia e' sufficiente pochissima sostanza per manifestare l'azione tossica; pertanto, se si dovesse verificare che l'essere umano e' in questo caso, come in numerosi casi, affine al ratto per risposta all'azione tossica, il dato sarebbe particolarmente preoccupante.<br />
<br />
Per quanto riguarda l'interferenza con il sistema endocrino, troviamo dati sui ratti con concentrazioni molto preoccupanti (100 ug/Kg subcutaneo in topo; 5,9 mg/Kg subcutaneo in ratto; etc.).<br />
<br />
L'Istituto Superiore di Sanita' ha pubblicato un <a href="http://www.iss.it/inte/aspe/cont.php?id=225&lang=1&tipo=5">approfondimento</a> (di cui si puo' scaricare anche il corrispondente documento pdf) a cura di Alberto Mantovani e Francesca Baldi - Reparto di Tossicologia Alimentare e Veterinaria - ISS, con alcune spiegazioni e indicazioni utili sui modi per diminuire l'esposizione a questa sostanza tossica. Per comodita' le riportiamo qui sotto:<br />
<ul><li>Non usare contenitori alimentari in policarbonato nel microonde. Il policarbonato è forte e durevole, ma con l’usura causata dal tempo e dalle temperature elevate potrebbe rilasciare BPA.</li>
</ul><ul><li>Ridurre l'uso di cibi in scatola, in particolare per i cibi caldi o liquidi. Optare, invece, per vetro, porcellana o contenitori di acciaio inox senza rivestimenti interni in plastica.</li>
</ul><ul><li>Se si vive in un paese extra-UE, scegliere biberon privi di BPA.</li>
</ul><ul><li>Quando si usa una bottiglia di acqua in plastica, non ri-utilizzare più volte.</li>
</ul><ul><li>Adottare una accurata igiene orale in modo da ridurre la necessità di cure dentali.</li>
</ul><ul><li>Indossare i guanti se si maneggiano molti scontrini in carta termica.</li>
</ul>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-34249656085051442672011-10-07T04:02:00.000-07:002011-10-07T04:09:42.234-07:00Sostanze chimiche comuni nell'ambito domestico e il rischio di allergie nei bambini di eta' prescolare.Presentiamo il riassunto dell'articolo <a href="http://www.bensos.com/public/Art_allergeni_eta_prescolare.pdf">Common Household Chemicals and the Allergy Risks in Pre-School Age Children</a> pubblicato il 18 ottobre 2010 sulla rivista ad accesso gratuito PLoS ONE dagli autori Hyunok Choi<span style="font-size: xx-small;">1</span>, Norbert Schmidbauer<span style="font-size: xx-small;">2</span>, Jan Sundell<span style="font-size: xx-small;">3</span>, Mikael Hasselgren<span style="font-size: xx-small;">4</span>, John Spengler<span style="font-size: xx-small;">1</span>, Carl-Gustaf Bornehag<span style="font-size: xx-small;">5,6*</span><br />
<span style="font-size: x-small;">1 Department of Environmental Health, Harvard School of Public Health, Boston, Massachusetts, United States of America, 2 Norwegian Institute for Air Research, Kjeller, Norway, 3 Department of Building Science, School of Architecture, Tsinghua University, Beijing, China, 4 Primary Care Research Unit, County Council of Varmland, Karlstad, Sweden, 5 Public Health Sciences, Karlstad University, Karlstad, Sweden, 6 SP Technical Research Institute of Sweden, Boras, Sweden, *E-mail: carl-gustaf.bornehag@kau.se<br />
</span><br />
<div style="text-align: justify;"><b><i>Contesto:</i></b> il rischio, dato dall'esposizione a composti organici volatili (VOCs) dentro le mura di casa, di alimentare malattie allergiche inalatorie nei bambini rimane sconosciuto.</div><div style="text-align: justify;"><br />
<i><b>Obiettivo: </b></i>Abbiamo esaminato la concentrazione residenziale di VOCs, emessi da materiali da costruzione, pitture, mobili e altri oggetti il cui uso dipende dallo stile di vita, e i rischi di malattie allergiche multiple, cosi' come la sensibilizzazione IgE in bambini svedesi in eta' prescolare.</div><div style="text-align: justify;"><br />
<b><i>Metodi:</i></b> in uno studio case-control [strutturato per identificare i fattori che possono contribuire a una malattia, N.d.T.] su 198 bambini con asma e allergia e 202 controlli sani, sono stati raccolti campioni d'aria nella camera da letto di ogni bambino. I campioni d'aria sono stati analizzati per il contenuto di otto classi di VOCs.</div><div style="text-align: justify;"><br />
<b><i>Risultati: </i></b>Un'unita' di concentrazione pari al range 3,43 - 15,65 mg/m3 di VOCs della classe "propilen-glicole + glicol eteri" (PEGs) nell'aria della stanza da letto e' stata associata a una probabilita' 1,5 maggiore di essere un caso clinico [v.d. dopo], 1,5 maggiore di sviluppare asma, 2.8 maggiore di sviluppare riniti e 1,6 maggiore di sviluppare eczema. Si e' tenuto conto del genere maschile/femminile, del fumo passivo, delle allergie in entrambi i genitori, della pulizia a umido con agenti chimici, del periodo di costruzione dell'abitazione, della presenza di limonene, allergeni canini e felini, butil benzil ftalato (BBzP) e di(2-etilesil)ftalato (DEHP). Quando l'analisi era limitata ai casi clinici, la stessa unita' di concentrazione e' stata associata a una probabilita' 1,8 volte maggiore di sensibilizzazione IgE, comparata ai casi non sensibilizzati IgE.<br />
Per le altre classi di VOCs non sono state riscontrate simili associazioni.</div><br />
<i><b>Conclusioni:</b></i> proponiamo la nuova ipotesi che i PEGs entro le mura di casa esacerbino e/o inducano i sintomi di allergia multipla, l'asma, le riniti e l'eczema, cosi' come rispettivamente la sensibilizzazione IgE.Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-4104288481640699662011-09-22T10:49:00.000-07:002011-09-27T02:20:32.047-07:00Elenco dei 26 allergeni riconosciuti dalla Dir 2003/15/CEPubblichiamo, come promemoria, l'elenco degli allergeni riconosciuti dalla Direttiva 2003/15/CE, recepita in Italia dal <a href="http://gazzette.comune.jesi.an.it/2005/87/1.htm">Decreto legislativo n. 193 del 3 febbraio 2005 in vigore dall’11 marzo 2005</a>:<br />
<br />
<ul><li>Amylcinnamal (n. CAS 122-40-7) </li>
<li>Alcole benzilico (n. CAS 100-51-6) </li>
<li>Alcole cinnamilico (n. CAS 104-54-1) </li>
<li>Citrale (n. CAS 5392-40-5) </li>
<li>Eugenolo (n. CAS 97-53-0) </li>
<li>Idrossicitronellale (n. CAS 107-75-5) </li>
<li>Isoeugenolo (n. CAS 97-54-1) </li>
<li>Alcole beta-pentilcinnamilico (n. CAS 101-85-9) </li>
<li>Salicilato di benzile (n. CAS 118-58-1) </li>
<li>Cinnamaldeide (n. CAS 104-55-2) </li>
<li>Cumarina (n. CAS 91-64-5) </li>
<li>Geraniolo (n. CAS 106-24-1) </li>
<li>4-(4-idrossi-4-metilpen-til)cicloes-3-encarbaldeide (n. CAS 31906-04-4) </li>
<li>Alcole anisilico (n. CAS 105-13-5) </li>
<li>Cinnamato di benzile (n. CAS 103-41-3) </li>
<li>Farnesolo (n. CAS 4602-84-0) </li>
<li>2-(4-terz-butilbenzil)-propionaldeide (n. CAS 80-54-6, Liliale) </li>
<li>Linalolo (n. CAS 78-70-6) </li>
<li>Benzoato di benzile (n. CAS 120-51-4) </li>
<li>Citronellolo (n. CAS 106-22-9) </li>
<li>Alfa-esilcinnamaldeide (n. CAS 101-86-0) </li>
<li>D'limonene (n. CAS 5989-27-5) </li>
<li>Ott-2-inoato di metile (n. CAS 111-12-6) </li>
<li>3-metil-4-(2,6,6-trimetil-2-cicloesen-1-il)-3-buten-2-one (n. CAS 127-51-5) </li>
<li>Estratto di evernia prunastri ed evernia furfuracea (n. CAS 90028-68-5) </li>
<li>Evernia furfuracea, estratto (n. CAS 90028-67-4) </li>
</ul><br />
<br />
La presenza di ognuna di queste sostanze dev'essere indicata nella lista degli ingredienti riportati nell'etichetta di cosmetici e detersivi, se la loro concentrazione supera singolarmente i seguenti valori:<br />
— 0,001 % nei prodotti che non vengono risciacquati,<br />
— 0,01 % nei prodotti destinati ad essere risciacquati.<br />
<br />
All'epoca del recepimento di questa normativa, i mass-media ne diffusero ampiamente la notizia, destando grande attenzione nei consumatori; bastarono pero' pochi giorni di silenzio perche' tutto finisse nel dimenticatoio.<br />
Attualmente molte fra le ditte produttrici, che hanno l'obbligo di legge di riportare gli allergeni in etichetta dei loro prodotti, sfruttano questo oblìo a fini commerciali: e' infatti sufficiente scrivere che la tale sostanza e' "da agricoltura biologica" per nobilitarla agli occhi del compratore, il quale non ricorda che e' un allergene e quindi rappresenta non un pregio, bensi' un difetto dell'articolo che sta acquistando...Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-11227374186714244252011-09-09T08:19:00.000-07:002012-04-26T05:27:06.520-07:00Sindrome feto-alcolica: 7 neonati italiani su 100 sono a rischioDal sito dell'Istituto Superiore di Sanita', <a href="http://www.iss.it/pres/prim/cont.php?id=1192&lang=1&tipo=6" target="_blank">pubblicazione del 9 settembre 2011</a> a cura della dr.ssa Mirella Taranto (Ufficio Stampa dell'ISS):<br />
<br />
"In Italia su 100 neonati 7 hanno subito esposizione alcolica nel grembo materno. Si tratta dei primi dati italiani rilevati dal uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità e diffusi oggi nell’ambito di una conferenza stampa in occasione della prima Giornata internazionale della consapevolezza sulla sindrome feto-alcolica. Lo studio multicentrico di prossima pubblicazione è stato condotto attraverso un biomarcatore, l’etilglucuronide, in grado di rilevare l’esposizione all’alcol nel meconio, le prime feci dei neonati. Il gruppo di studio, capeggiato dalla dottoressa Pichini ha messo in luce che c’è un consumo di alcol in gravidanza sottostimato o non riconosciuto da parte delle donne che partoriscono: l’analisi sul meconio di 607 neonati, infatti, ha rivelato un’esposizione media del 7.6% di neonati, con una distribuzione nelle diverse città campione dello studio molto diversificata: da uno 0% nella neonatologia di Verona ad un 29% nella neonatologia dell’Umberto I di Roma. <br />
<br />
"Noi non sappiamo quale sia la quantità di alcol che si possa assumere in gravidanza senza rischi e perciò indagini come questa sono estremamente importanti nel campo della prevenzione e della tutela della salute neonatale - afferma il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci - perché permettono di far luce su un fenomeno sommerso come quello delle patologie pediatriche sviluppate in relazione all’assunzione di bevande alcoliche durante la gravidanza. In Europa infatti - dice il Presidente Garaci - si hanno pochissimi dati sui disordini feto-alcolici, questo nostro studio è fra i primi e ha coinvolto anche la Spagna. A Barcellona i dati hanno rivelato addirittura il 45% di esposizione neonatale. L’obiettivo di questa giornata è soprattutto l’informazione, alle donne prima di tutto sia quelle in gravidanza che quelle che decidono di avere un figlio che la quantità di alcol in questo periodo deve essere pari a zero".<br />
<br />
Per aiutare i medici, neonatologi e pediatri a diagnosticare la sindrome è stata pubblicata dall’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’ISS la "<a href="http://www.iss.it/alco/publ/cont.php?id=73&lang=1&tipo=5" target="_blank" title="Vai">Guida alla diagnosi dello spettro dei disordini feto alcolici</a>". Una guida schematica che aiuta a diagnosticare la sindrome feto-alcolica (FAS) e lo spettro dei disordini feto alcolici (FASD), due patologie di difficile diagnosi.La Guida sarà distribuita a più di tremila medici italiani.<br />
Una diagnosi precoce, inoltre, può essere molto utile per individuare possibili rischi e agire tempestivamente. "I neonati devono avere un follow-up specifico - spiega Simona Pichini - perché ancora non si sa che percentuale di loro svilupperà una sindrome feto alcolica e quanti di loro svilupperanno uno spettro di disordini feto alcolici. <u>Si tratta principalmente di problemi neurologici, neuromorfologici, problemi di sviluppo cerebrale, disabilità serie</u>. La <u>sindrome di iperattività e deficit di attenzione</u>, per esempio, è uno dei disordini che potrebbe manifestarsi nell’ambito di un’esposizione del feto all’alcol".Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-22121208080331974702011-05-18T04:25:00.000-07:002011-05-18T04:26:03.700-07:00Polietilene degradabile: fantasia o realta'I film di polietilene, lasciati nell'ambiente, rimangono inalterati per tempi molto lunghi, con effetti negativi sull'ambiente. Ultimamente e' stato presentato il "polietilene degradabile" come un'alternativa ecologica a quello non degradabile, ma non sembra essere una soluzione. Nell'articolo si approfondisce la degradabilita' di polietilene contenente pro-ossidanti, specificamente l'effetto che questi polimeri potrebbero avere sull'ambiente nel lungo periodo. Nell'esposizione a calore, luce e ossigeno, questi polimeri si disintegrano in piccoli frammenti, riducendo o aumentando la presenza visiva. Tali frammenti possono rimanere nell'ambiente per periodi molto lunghi. <br />
Si evidenziano anche importanti questioni - quali i tempi per la completa degradazione, il destino dei residui dei polimeri, il possibile accumulo di tossine - che andrebbero chiarite prima di accettare questi polimeri come una vera alternativa agli equivalenti non degradabili.<br />
Dalla letteratura esistente si evince che il polietilene biodegradabile non e' ancora stato realizzato.<br />
<br />
Di questo parla un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology, dal titolo: "<a href="http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/es104042f">Degradable Polyethylene: Fantasy or Reality</a>" dei segg. autori:<br />
<span style="font-size: x-small;">Prasun K. Roy†, Minna Hakkarainen‡, Indra K. Varma§, and Ann-Christine Albertsson (hone: (0046) 87908274; fax: (0046) 8100775; e-mail: aila@kth.se)‡<br />
[† Centre for Fire, Explosive and Environment Safety, DRDO, Timarpur, Delhi 110054, India; § Centre for Polymer Science and Engineering, Indian Institute of Technology, Delhi, Delhi 110016, India; ‡ Department of Polymer Technology, The Royal Institute of Technology, S-10044 Stockholm, Sweden]</span><br />
<br />
<span style="font-size: x-small;">Environ. Sci. Technol., 2011, 45 (10), pp 4217–4227</span><br />
<span style="font-size: x-small;">DOI: 10.1021/es104042f - Publication Date (Web): April 15, 2011</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Copyright © 2011 American Chemical Society</span>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-31948833258949439562011-02-28T08:52:00.000-08:002011-02-28T08:57:42.945-08:00"Nucleare": i necessari distinguo da fare.<div style="text-align: justify;">Riportiamo il parere di un ingegnere nucleare sull'attuale gestione delle risorse<br />
energetiche mondiali:</div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><br />
<b>"Nucleare": i necessari distinguo da fare.</b></div><br />
"Dati i notevoli passi effettuati soprattutto ultimamente nelle energie alternative, e nonostante l'opposizione e gli intralci da parte di petrolieri e nuclearisti, nulla fa dubitare dell'opportunita' di investire massicciamente nella ricerca in tal settore.<br />
<br />
Gia' attualmente, una superficie di pannelli solari moderni grande come la Svizzera darebbe abbastanza energia ad uso civile all'Europa, quindi distribuendo tal superficie su tutto il sud Europa (per l'insolazione) non avremmo ne' un impatto ambientale importante, ne' grandi problemi di collocazione e/o distribuzione della corrente. <br />
<br />
Sommiamo questo all'eolico del nord, alle biomasse delle vaste distese europee, alla possibilita' di eliminare l'inquinamento diffuso (soprattutto nelle città) concentrandolo in punti più controllabili (con tecnologie moderne, ben diverse da quelle anche solo di 20 anni fa)...<br />
<br />
Anche le automobili stanno evolvendo, e saremmo ad un punto ben piu' avanzato se non ci fossero i ben noti interessi petroldollaro-connessi (pensiamo all'evoluzione tecnologica dei materiali, del trattamento degli scarichi, dell'ergonomia, che richiedono gia' le moderne vetture ma ancor di piu' prototipi a celle di combustibile, ad idrogeno e quant'altro)...<br />
<br />
Togliamo questo carico all'utilizzo delle risorse tradizionali, ci ritroveremmo ben piu' disponibilita' da utilizzare nell'industria. Inoltre, le tecnologie moderne ci permettono di trovare giacimenti di petrolio e carbone più profondi e ricchi, che vengono "bruciati" in maniera assai piu' controllata e meno inquinante di prima.<br />
<br />
In realta', la tecnologia nucleare di cui si parla si basa ancora sull'uranio che e' davvero una risorsa limitata e concentrata nelle mani di pochi, mentre le stime piu' recenti danno il petrolio e carbone non proprio in via di esaurimento... Il sole (quindi anche il vento) terminera' fra qualche miliardo di anni!<br />
<br />
La Francia generalmente si muove prima delle altre nazioni occidentali, che sia gestita da governi di destra o di sinistra. Attualmente ha un piano imponente di piantagioni solari nel deserto del Sahara, che comporterebbe lo scambio energetico tra Europa e Nord Africa implicando piu' stretti legami a cavallo del Mediterraneo. Se il nucleare fosse la panacea universale sulla quale insiste il nostro attuale governo (ma anche una parte delle opposizioni), avrebbe senso tale gigantesco impegno per un Paese che conosce ed utilizza nucleare in misura cosi' importante gia' da tempo?<br />
<br />
La verita' e' che il nucleare serve su due fronti: il militare e la ricerca scientifica. Quest'ultimo aspetto, se correttamente valorizzato, darebbe opportunita' di sviluppo anche economico di portata planetaria. <br />
<br />
Per correttezza, vanno ricordati alcuni aspetti che gli organi di stampa difficilmente mettono in rilievo in maniera oggettiva ed obiettiva:</div><ol><li>la sicurezza delle centrali e' statisticamente molto maggiore rispetto a quella delle automobili; tuttavia le centrali stesse sono gestite da poche persone, i cui singoli errori di gestione o di valutazione possono avere ripercussioni catastrofiche (si veda l'incidente di Chernobyl);</li>
<li>le scorie residue pericolose sono in quantita' molto inferiore a quanto si<br />
crede; tuttavia la loro gestione sarebbe in mano per tempi lunghissimi a<br />
poche persone, soggette a errori dalle conseguenze gravissime o, peggio,<br />
alla possibilita' di utilizzi per attentati da parte di terroristi e/o<br />
dittatori vari.</li>
</ol><div style="text-align: justify;">Quando poi si rischia di cominciare un'avventura nel nucleare partendo gia' con impianti concettualmente obsoleti, come sta per fare l'Italia, gli aspetti negativi aumentano... e quelli positivi, come la possibilita' di un discutibile e fantomatico risparmio in bolletta, se ne vanno del tutto."<br />
<br />
<i>Augusto Zane, laureato ingegnere nucleare al Politecnico di Milano</i></div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-77495312272197431342011-02-07T06:13:00.000-08:002011-02-07T06:34:46.929-08:00Gli omega-3 di origine marina riducono il rischio di tumore al senoPresentiamo la traduzione divulgativa del riassunto (abstract) del seg. articolo pubblicato sul Journal of Nutrition dell'American Society for Nutrition: Titolo originale: "<a href="http://jn.nutrition.org/content/141/2/201.abstract">Marine Fatty Acid Intake Is Associated with Breast Cancer Prognosis</a>" dei segg. autori:<br />
<span style="font-size: x-small;">Ruth E. Patterson3 (e-mail: repatterson@ucsd.edu), Shirley W. Flatt3, Vicky A. Newman3, Loki Natarajan3, Cheryl L. Rock3, Cynthia A. Thomson4, Bette J. Caan5, Barbara A. Parker3, and John P. Pierce3. [3: Moores UCSD Cancer Center, University of California, San Diego, La Jolla, CA 92093; 4: Arizona Cancer Center, University of Arizona, Tucson, AZ 85724; 5: Division of Research, Kaiser Permanente Northern California, Oakland, CA 94612].</span><br />
<br />
<b>"L'assunzione di acidi grassi di origine marina e' associata alla prognosi del cancro al seno.</b><br />
<div style="text-align: justify;">EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), che sono acidi grassi polinsaturi omega-3 (PUFA n-3) a catena lunga contenuti soprattutto nei pesci, inibiscono la proliferazione di cellule di cancro al seno coltivate in vitro e riducono l'inizio e la progressione di tumori alla mammella in animali da laboratorio.<br />
Il nostro scopo in quest'analisi era capire se l'assunzione di EPA e DHA poteva essere associata alla prognosi (ossia se influiva sull'andamento della malattia) in un gruppo di donne in cui fosse stato diagnosticato e trattato il cancro al seno in fase precoce. La sorveglianza e' durata mediamente 7,3 anni. L'assunzione tramite dieta e' stata seguita e stimata con modelli matematici, al fine di valutare l'associazione di apporti dietetici ripetuti di EPA e DHA da cibo e da integratori con la sopravvivenza.<br />
Le donne con assunzioni piu' elevate di EPA e DHA da cibo hanno avuto una riduzione pari a circa il 25% del rischio di recidive, con un decremento dose-dipendente del rischio di mortalita' complessiva.<br />
La ricerca indica che gli acidi grassi da cibo di origine marina sono associati a un ridotto rischio di formazione di cancro al seno e di mortalita' complessiva."</div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-57736183356633490422010-12-29T01:55:00.000-08:002010-12-29T01:57:06.484-08:00Feste di Natale: via libera ai dolci, purche' anticancroDal sito: <a href="http://www.lasaluteinpillole.it/">La salute in pillole</a><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">Sulla tavola di Natale via libera ai dolci, purché anticancro. </div><div style="text-align: justify;">Le ricette per coniugare gola e salute arrivano dall'Istituto nazionale tumori di Milano, che nell'ambito del progetto 'Diana' per la prevenzione oncologica a tavola ha organizzato un corso di pasticceria natalizia al quale hanno partecipato 20 signore. Insieme a loro anche un paio di mariti. </div><div style="text-align: justify;">Nella cucina del Campus Cascina Rosa - teatro della scuola di gastronomia antitumorale, lanciata dall'Int per insegnare alle donne come evitare il cancro del seno anche a tavola - profumo di buccellati, biscottini alle mandorle, strudel di frutta secca e torroncini. Tutti reinterpretati in chiave salutistica. I</div><div style="text-align: justify;">l segreto? Banditi uova, latte, burro e zucchero che rischiano di trasformarsi in 'benzina' per i tumori. Al loro posto olio d'oliva, frutta fresca e secca, latte di riso. </div><div style="text-align: justify;">Ecco la proposta più semplice degli chef anticancro: "Impastare la farina di mandorle con un pizzico di sale e con la polpa di mela cotta. Farne delle palline da cuocere al forno per 10 minuti". </div><div style="text-align: justify;">I corsi di Cascina Rosa - ricorda in una nota l'Irccs di via Venezian - affrontano vari argomenti: come comporre un pasto in maniera corretta, come integrare proteine animali e vegetali, come evitare gli errori nutrizionali più comuni. Per poi passare alle ricette vere e proprie per zuppe e minestre, piatti con cereali integrali e legumi. Gli esperti insegnano inoltre a fare la spesa e offrono approfondimenti 'monografici' su vari alimenti: pesce, marmellate, pane. </div><div style="text-align: justify;">Se è vero che alcuni tumori sono ereditari - sottolinea l'Istituto nazionale tumori di Milano - nella maggior parte dei casi sono causati da fattori ambientali come il fumo, una dieta sbagliata, l'inquinamento, il contatto con particolari sostanze chimiche. In tutti i casi è l'organismo di ognuno che stabilisce il destino delle cellule tumorali, se dovranno crescere o morire. Proprio come una pianta, precisano gli oncologi, un tumore progredirà soltanto se troverà nel 'terreno' del nostro organismo sostanze che lo nutrino (i fattori di crescita); se sarà in grado di indurre la formazione di vasi sanguigni che possano alimentarlo e ossigenarlo, e se le naturali difese immunitarie saranno tanto deboli da fallire. </div><div style="text-align: justify;">Studi scientifici hanno dimostrato per esempio che donne con livelli alti nel sangue di ormoni sessuali, di insulina e di Igf-I (fattore di crescita insulino-simile di tipo 1) si ammalano di più e se si sono già ammalate hanno più frequentemente ricadute della malattia, perché l'abbondanza di questi fattori consente a eventuali cellule tumorali di moltiplicarsi. </div><div style="text-align: justify;">Ma siccome la composizione del nostro sangue, del nostro ambiente interno, può essere modificata dal cibo e dallo stile di vita, avvertono gli specialisti, cambiare abitudini può contribuire a ridurre il rischio di ammalarci. E se ci siamo già ammalati, convertirsi a una vita sana può aiutare le terapie ad avere successo. </div><div style="text-align: justify;">Conclusioni condivise dal Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (Wcrf), la cui missione è promuovere la prevenzione primaria dei tumori attraverso la ricerca e la divulgazione della conoscenza sulle loro cause. Il Wcrf ha revisionato tutti gli studi scientifici sul rapporto fra alimentazione e tumori. Vi hanno contribuito oltre 150 ricercatori, epidemiologi e biologi, di circa 50 centri di ricerca fra i più prestigiosi del mondo. L'Int ha gestito la sezione sui tumori della mammella, dell'ovaio e della cervice uterina. </div><br />
Milano, 23 dicembre 2010 - Adnkronos SaluteSilvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-32863030978739874342010-10-28T06:40:00.000-07:002010-10-28T07:29:17.745-07:00Omega-3 e diabete<div style="text-align: justify;">Gli omega-3 potrebbero avere un ruolo chiave nella prevenzione del diabete, specialmente su persone che si alimentano o si sono sempre alimentate con grassi saturi.<br />
La pericolosita' per la salute dei grassi saturi e' generalmente riconducibile al fatto che tendono a creare depositi solidi a causa della loro struttura chimica. Fra essi troviamo i grassi animali, ma anche l'olio di palma, di uso comune nei prodotti di consumo industriali (brioches, biscotti, etc.) e nelle cucine dei ristoranti.<br />
Il diabete che normalmente accompagna l'obesita' indotta da grassi saturi e' stato ridotto o annullato tramite aggiunta alla dieta di un grasso omega-3, l'acido eicosapentaenoico. Quest'analisi e' stata condotta su topi da laboratorio; andra' verificata con studi epidemiologici sulla popolazione umana, ma e' senz'altro indicativa e incoraggiante.<br />
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Presentiamo la traduzione del riassunto (abstract) del seg. articolo: Titolo originale: "<a href="http://jn.nutrition.org/cgi/content/abstract/140/11/1915">Eicosapentaenoic Acid Prevents and Reverses Insulin Resistance in High-Fat Diet-Induced Obese Mice via Modulation of Adipose Tissue Inflammation</a>" dei segg. autori: Nishan S. Kalupahana4–6, Kate Claycombe8, Shelley J. Newman7, Taryn Stewart5, Nalin Siriwardhana4,5, Nirupa Matthan9, Alice H. Lichtenstein9 and Naima Moustaid-Moussa (E-mail: moustaid@utk.edu)4,5<br />
<span style="font-size: x-small;">[4 Obesity Research Center, University of Tennessee, Knoxville, TN 37996; 5 Department of Animal Science, University of Tennessee, Knoxville, TN 37996; 6 Department of Nutrition, University of Tennessee, Knoxville, TN 37996; 7 Department of Pathobiology, University of Tennessee, Knoxville, TN 37996; 8 Department of Food Science and Human Nutrition, Michigan State University, East Lansing, MI 48824; 9 Jean Meyer USDA Human Nutrition Research Center on Aging, Tufts University, Boston, MA 02111]</span></div><div style="text-align: justify;">Articolo pubblicato sulla rivista Journal of Nutrition, doi:10.3945/jn.110.125732, Vol. 140, No. 11, 1915-1922, November 2010</div><br />
<div style="text-align: center;"><b>L'acido eicosapentaenoico (un acido grasso polinsaturo Omega-3) previene e fa regredire l'insulino-resistenza nei topi con obesita' indotta da dieta ricca in grassi saturi, tramite la modulazione dell'infiammazione del tessuto adiposo.</b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Abbiamo investigato gli effetti dell'acido eicosapentaenoico (EPA) sulla prevenzione (P) e sulla regressione (R) dell'obesita' indotta da dieta ricca in grassi saturi (HF) e dell'omeostasi glucosio-insulina.</div><div style="text-align: justify;">Topi maschi C57BL/6J sono stati alimentati con dieta a base di acidi grassi a bassa saturazione (LF, 10% energia dai grassi), grassi saturi (HF, 45% energia dai grassi) o una miscela di grassi saturi ed EPA (gruppo P, 45% energia dai grassi, 36 g/Kg EPA) per 11 settimane. Un quarto gruppo fu inizialmente alimentato per 6 settimane con grassi HF, facendo poi seguire la dieta mista HF-EPA per 5 settimane (gruppo R).</div><div style="text-align: justify;">Come ci si aspettava, i topi alimentati con HF hanno sviluppato obesita' e intolleranza al glucosio. Al contrario, i topi alimentati con HF-EPA gruppo P hanno mantenuto una normale tolleranza al glucosio, mentre il loro peso e' cresciuto in modo paragonabile al gruppo LF. Laddove il gruppo HF ha sviluppato iperglicemia e iperinsulinemia, entrambi i gruppi HF-EPA (P e R) hanno esibito valori normali di glicemia e insulinemia.<br />
In piu', la concentrazione plasmatica di adiponectina (= uno fra gli ormoni proteici che gestiscono il metabolismo delle sostanze che producono energia) era piu' bassa nel gruppo HF, mentre era paragonabile nei gruppi LF e HF-EPA, suggerendo cosi' un ruolo dell'EPA nella prevenzione e nel miglioramento della insulino-resistenza indotta dall'alimentazione a base di HF. Ulteriori valutazioni dei livelli di adipochina nei tessuti adiposi e studi proteomici su adipociti coltivati indicano che la supplementazione di EPA nella dieta a base di HF e' associata a una ridotta infiammazione dei tessuti adiposi, una ridotta lipogenesi ed elevati indicatori di ossidazione (= insaturazione) degli acidi grassi.</div><div style="text-align: justify;">Nei topi C57BL/6J, l'EPA ha minimizzato l'insulino-resistenza indotta da acidi grassi saturi e questo e' in parte mediato dai suoi effetti sulla ossidazione degli acidi grassi e sull'infiammazione.</div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-89475300240965811452010-10-28T05:58:00.000-07:002010-10-28T06:08:52.694-07:00Ancora sui polifenoli e sull'assorbimento del ferro.<div style="text-align: justify;">I polifenoli e l'acido fitico inibiscono l'assorbimento del ferro. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Questa considerazione viene avvalorata dal seg. articolo di cui presentiamo la traduzione del riassunto (abstract): Titolo originale: "<a href="http://jn.nutrition.org/cgi/content/abstract/140/11/1977">Polyphenols and Phytic Acid Contribute to the Low Iron Bioavailability from Common Beans in Young Women.</a>" dei segg. autori: Nicolai Petry (E-mail: petryn@ethz.ch), Ines Egli, Christophe Zeder e Richard Hurrell sono del Laboratory of Human Nutrition, Institute of Food Science and Nutrition, ETH, Zürich 8092, Switzerland, mentre Thomas Walczyk e' del Food Science and Technology Programme, Department of Chemistry (Science) and Department of Biochemistry (Medicine), National University of Singapore, Singapore 117543.</div><div style="text-align: justify;">L'articolo e' pubblicato sul Journal of Nutrition, doi:10.3945/jn.110.125369 Vol. 140, No. 11, 1977-1982, November 2010<br />
</div><div style="text-align: center;"><b> "I polifenoli e l'acido fitico contribuiscono alla bassa biodisponibilita' del ferro da alimentazione a base di fagioli nelle giovani donne."</b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Il basso assorbimento di ferro dai fagioli potrebbe contribuire alla deficienza di ferro nelle popolazioni in cui i fagioli sono fra gli alimenti principali.</div><div style="text-align: justify;">Alti livelli di acido fitico (PA) e polifenoli (PP) inibiscono l'assorbimento di ferro; tuttavia, l'effetto dei PP dei fagioli sull'assorbimento del ferro nell'Uomo non e' stato dimostrato e, considerando la selezione della varieta' di fagiolo, l'importanza relativa di PP e PA non e' stata chiarita.</div><div style="text-align: justify;">Per valutare l'influenza dei PP dei fagioli sull'assorbimento del ferro nell'Uomo, 6 studi di assorbimento di isotopi stabili del ferro sono stati condotti su donne (16 o 17 per studio). I polifenoli dei fagioli (20, 50 e 200 mg) sono stati aggiunti negli studi 1-3 come baccelli di fagioli rossi al pane durante il pasto.</div><div style="text-align: justify;">Gli studi 4-6 hanno investigato l'influenza sull'assorbimento di ferro da parte della rimozione dei PP e della defitinizzazione del pasticcio di fagioli rossi intero e da parte della rimozione di PP dal pasticcio defitinizzato. L'assorbimento di ferro si era abbassato del 14% con 50 mg PP e del 45% con 200 mg PP.</div><div style="text-align: justify;">L'assorbimento medio di ferro pasticcio di fagioli rossi intero era del 2.5%. La rimozione di PP e PA ha aumentato l'assorbimento di 2.6 volte e la rimozione dei PP dal pasticcio defitinizzato ha dato un assorbimento doppio. La comparazione fra gli studi indica che la defitinizzazione non aumenta l'assorbimento in presenza di PP, mentre in loro assenza lo fa aumentare di 3.4 volte.</div><div style="text-align: justify;">Questi dati suggeriscono che, fra le popolazioni in cui i fagioli fanno parte della dieta come alimenti principali, le concentrazioni di PP e PA dovrebbero essere prese in considerazione nel selezionare le varieta' di fagioli per il consumo umano. Il fatto di abbassare solo uno degli inibitori avrebbe una modesta influenza sull'assorbimento del ferro.</div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-17999331293407056612010-09-09T07:53:00.000-07:002010-09-09T09:32:47.321-07:00Sostanze bioaccumulabili e catena alimentare<div style="text-align: justify;">Quando si considerano le sostanze (che siano di origine naturale o di sintesi) disperse nell'ambiente e l'eventualita' che vengano a contatto con l'organismo, una proprieta' che viene presa in considerazione in Ecotossicologia e' la lipofilia (ossia la tendenza a essere disciolto nelle sostanze grasse o apolari), che si riflette nella capacita' di restare disciolto nei cuscinetti adiposi invece di essere trasportato fuori dall'organismo tramite le vie urinarie.<br />
Molte sostanze riconosciute come altamente tossiche o cancerogene (aflatossine, PCB, DDT, etc.) possiedono questa proprieta' in modo spiccato; altre sostanze che presentano tale tendenza hanno tossicita' meno forti ma comunque subdole e dannose per l'organismo umano. Per esempio: alcuni terpeni contenuti negli olii essenziali (allergizzanti), il tensioattivo dodecilbenzen solfonato (genotossico).<br />
<br />
In quale rapporto sono le sostanze bioaccumulabili e la catena alimentare?<br />
Ecco un esempio [tratto dai testi "Principles of Environmental Toxicology" di I.C.Shaw e J. Chadwick - Taylor & Francis (1998) e "Science" di G.M.Woodwell, C.F.J.Worster e P.A.Isaacson (1967)] in cui si evidenzia la capacita' del DDT di diventare sempre piu' concentrato nella catena alimentare in ragione della propria tendenza ad accumularsi negli organismi [nota: il valore numerico rappresenta la concentrazione residua di DDT misurata]:<br />
<ul><li>acqua (estuario nell'East Coast degli U.S.A.): 0,00005 mg/L</li>
<li>fitoplancton: 0,04 mg/L</li>
<li>Cyprinodon variegatus (pesce che si nutre di plancton): 0,94 mg/L</li>
<li>Esox niger (pesce predatore): 1,33 mg/L</li>
<li>Egretta (uccello predatore): 3,57 mg/L</li>
<li>Larus argentatus (gabbiano): 6,00 mg/L</li>
<li>Aquila pescatrice: 13,80 mg/L</li>
<li>Smergo (uccello di zone umide): 22,80 mg/L</li>
<li>Cormorano: 26,4 mg/L</li>
</ul>Questo e' un esempio di catena alimentare con evidente crescita della concentrazione della sostanza tossica nelle specie coinvolte.<br />
Le sostanze che entrano nella catena alimentare con questo meccanismo, specialmente quelle non biodegradabili, possono creare non pochi problemi a lungo termine alla salute delle persone.<br />
<br />
<br />
<br />
</div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-90849076367874346232010-08-27T08:31:00.000-07:002010-08-27T08:32:38.319-07:00L'assunzione di polifenoli puo' abbassare la concentrazione del ferro biodisponibile nel sangue.Dalla rubrica di Scienza e Medicina dell'<a href="http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/scienza.shtml">ANSA</a> (pubblicato sul sito il 24 agosto 2010):<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">"I polifenoli, antiossidanti naturali con proprieta' benefiche, possono provocare carenza di ferro se assunti in quantita' eccessive. Lo hanno scoperto ricercatori della Pennsylvania University che sul Journal of Nutrition hanno descritto il meccanismo di inibizione dell'assorbimento del ferro da parte dei polifenoli. Questi si legano al ferro e formano complessi non trasportabili che non entrano nel flusso sanguigno e che vengono espulsi. Cosi' e' possibile che si crei una carenza di ferro."</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Abbiamo cercato l'articolo, di cui riportiamo l'abstract e, sotto, la nostra traduzione:</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>"Bioactive Dietary Polyphenols Decrease Heme Iron Absorption by Decreasing Basolateral Iron Release in Human Intestinal Caco-2 Cells1,2" </b></div><div style="text-align: justify;">di Qianyi Ma, Eun-Young Kim and Okhee Han (e-mail: ouh1@psu.edu) del Department of Nutritional Sciences, Pennsylvania State University, University Park, PA 16802</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">"Because dietary polyphenolic compounds have a wide range of effects in vivo and vitro, including chelation of metals such as iron, it is prudent to test whether the regular consumption of dietary bioactive polyphenols impair the utilization of dietary iron. Because our previous study showed the inhibitory effect of (-) -epigallocatechin-3-gallate (EGCG) and grape seed extract (GSE) on nonheme iron absorption, we investigated whether EGCG and GSE also affect iron absorption from heme. The fully differentiated intestinal Caco-2 cells grown on microporous membrane inserts were incubated with heme 55Fe in uptake buffer containing EGCG or GSE in the apical compartment for 7 h. Both EGCG and GSE decreased transepithelial transport of heme-derived iron. However, apical heme iron uptake was increased by GSE. Despite the increased cellular levels of heme 55Fe, the transfer of iron across the intestinal basolateral membrane was extremely low, indicating that basolateral export was impaired by GSE. In contrast, EGCG moderately decreased the cellular assimilation of heme 55Fe, but the basolateral iron transfer was extremely low, suggesting that the basolateral efflux of heme iron was also inhibited by EGCG. Expression of heme oxygenase, ferroportin, and hephaestin protein was not changed by EGCG and GSE. The apical uptake of heme iron was temperature dependent and saturable in fully differentiated Caco-2 cells. Our data show that bioactive dietary polyphenols inhibit heme iron absorption mainly by reducing basolateral iron exit rather than decreasing apical heme iron uptake in intestinal cells."</div><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">J. Nutr. First published April 7, 2010; doi:10.3945/jn.109.117499<br />
Journal of Nutrition, doi:10.3945/jn.109.117499<br />
Vol. 140, No. 6, 1117-1121, June 2010<br />
© 2010 American Society for Nutrition </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ecco la nostra traduzione:</div><div style="text-align: justify;"></div><br />
<div style="text-align: justify;"><b>I polifenoli bioattivi assunti con la dieta abbassano l'assorbimento del ferro da parte dell'eme in quanto abbassano il rilascio di ferro basolaterale nelle cellule Caco-2 dell'intestino umano.</b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Poiche' i composti polifenolici alimentari hanno un'ampia gamma di effetti in vivo e in vitro, fra cui la chelazione di metalli quali il ferro, e' prudente verificare se il consumo regolare di polifenoli bioattivi assunti tramite la dieta comprometta l'utilizzo del ferro alimentare.</div><div style="text-align: justify;">Dal momento che i nostri studi precedenti hanno mostrato l'effetto inibitorio dell'epigallocatechin-3-gallato (EGCG) e dell'estratto di vinaccioli (GSE) sull'assorbimento di ferro non-emico, abbiamo investigato sulla possibilita' che EGCG e GSE compromettano l'assorbimento di ferro anche da parte dell'eme.</div><div style="text-align: justify;">Le cellule intestinali completamente differenziate Caco-2 cresciute su inserti di membrana microporosa sono state messe in incubazione con <sup>55</sup>Fe emico in tampone d'assorbimento contenente EGCG o GSE nel comparto apicale per 7 h.</div><div style="text-align: justify;">Sia EGCG sia GSE hanno abbassato il trasporto transepiteliale del ferro emo-derivato, mentre l'assorbimento di ferro emico apicale veniva aumentato dal GSE.</div><div style="text-align: justify;">Nonostante gli aumentati livelli di <sup>55</sup>Fe emico, il trasferimento di ferro attraverso la membrana intestinale basolaterale era estremamente basso, a indicare che l'esportazione era compromessa dal GSE. </div><div style="text-align: justify;">Invece EGCG abbassava l'assimilazione di <sup>55</sup>Fe emico moderatamente, ma il trasferimento di ferro attraverso la membrana intestinale basolaterale era pure estremamente basso, a suggerire che l'efflusso basolaterale del ferro emico veniva inibito anche dall'EGCG.</div><div style="text-align: justify;">L'espressione di eme-ossigenasi e delle proteine ferroportina ed efaestina non e' stata modificata da EGCG ne' da GSE. L'assorbimento apicale del ferro emico era dipendente dalla temperatura e saturabile nelle cellule intestinali completamente differenziate Caco-2. I nostri dati mostrano che i polifenoli alimentari bioattivi inibiscono l'assorbimento del ferro emico principalmente riducendo l'uscita del ferro basolaterale, piuttosto che abbassando l'assorbimento apicale del ferro emico nelle cellule intestinali.</div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-92181902268765786182010-08-23T06:58:00.000-07:002010-08-27T07:21:52.369-07:00Respirare smog cambia il DNADal sito: <a href="http://www.adnkronos.com/">Adnkronos Salute</a>, pubblicazione del 5 luglio 2010.<br />
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<div style="text-align: justify;">"Respirare smog ci cambia il Dna. E bastano solo 7 giorni con i livelli di Pm10 sopra la soglia limite per scatenare questo fenomeno di riprogrammazione dei geni. Parola di scienziati italiani.<br />
Un gruppo di ricercatori dell'università Statale di Milano (Policlinico di Milano) ha studiato prima i vigili urbani della metropoli lombarda, poi gli anziani di Boston, adesso gli operai di un'acciaieria italiana. E i risultati sono sempre gli stessi: "Abbiamo scoperto che nelle cellule di persone esposte all'inquinamento dell'aria, il livello di metilazione del Dna (cioè l'aggiunta di particolari gruppi chimici a regioni specifiche di Dna) cambia rispetto a chi non lo è", spiega all'Adnkronos Salute uno degli autori delle ricerche, Andrea Baccarelli, responsabile del Centro di epidemiologia molecolare e genetica del Policlinico di Milano e adjunct professor all'Harvard School of Public Health di Boston. "<br />
In pratica - conferma - stiamo dimostrando che respirare aria inquinata può mettere a soqquadro il nostro Dna, determinando la riprogrammazione della funzione dei nostri geni, anche soltanto dopo 7 giorni caratterizzati da livelli di inquinamento sopra la soglia".<br />
Il nuovo filone di ricerca sarà al centro della sessione inaugurale del 21esimo International Thrombosis Congress, che si terrà da domani al 9 luglio a Milano. L'appuntamento scientifico è presieduto da Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina interna all'università di Milano e direttore della Clinica Medica del Policlinico di Milano.<br />
Una prima evidenza era arrivata da uno studio che aveva coinvolto in tutto circa 200 persone fra cui i vigili urbani di Milano, categoria particolarmente esposta alle polveri sottili, lavorando in mezzo al traffico cittadino. I vigili erano stati confrontati con impiegati di ufficio e le differenze fra i due gruppi erano balzate subito agli occhi.<br />
Da qui la decisione di allargare la ricerca. "Siamo volati a Boston dove abbiamo analizzato i campioni di sangue di 1.800 anziani, anche centenari, soggetti più suscettibili agli effetti dello smog", racconta lo specialista. Anche in questo caso sono risultati cambiamenti nel Dna. "Lo studio è confermato da indagini simili che stiamo conducendo su popolazioni italiane e la cosa interessante - sottolinea Baccarelli - è che nella stessa popolazione in cui si è osservata, in concomitanza di picchi di inquinamento, una consistente diminuzione della metilazione di particolari regioni del genoma, si è anche osservato un aumento della frequenza di infarti e ictus. Questo ci fa sospettare che i due fenomeni siano legati".<br />
Ulteriori conferme stanno arrivando dallo studio sugli operai dell'acciaieria. "Li abbiamo reclutati perché lavorano in ambienti in cui le polveri sottili sono molto alte e sono soggetti a un'esposizione intermittente che ci permette di analizzare gli effetti sul Dna a fine turno, facendo confronti con i valori registrati all'inizio del turno. Dai primi risultati è emerso che i geni infiammatori vengono riprogrammati completamente dalle polveri sottili. E questo tipo di alterazione epigenetica predispone alla trombosi", avverte l'esperto.<br />
Questo filone di ricerca nasce da dati epidemiologici: "Abbiamo osservato che le polveri sottili, un insieme di inquinanti aerei e solidi generati da processi di combustione (traffico ma anche da riscaldamento domestico e attività industriali), attivano in senso infiammatorio le cellule immunitarie presenti nelle vie aeree, in particolare i macrofagi alveolari - spiega Mannucci - Queste cellule residenti nei bronchi e nei polmoni, contaminate dalle polveri, producono grandi quantità di 6 citochine, che innescano una generale reazione infiammatoria, la quale può manifestarsi sotto forma di asma o allergia respiratoria, ma può anche dare origine a un evento trombotico".<br />
La teoria degli scienziati italiani è che questo fenomeno dipenda da un processo di riprogrammazione dei meccanismi molecolari di tipo epigenetico. Questi cambiamenti nella metilazione, riflettono gli specialisti, possono anche verificarsi spontaneamente, fisiologicamente, con l'invecchiamento. "E' come se vivere esposti al traffico e allo smog ci facesse invecchiare prima", commenta Baccarelli. Ora l'obiettivo è capire se si tratta, come sembra, di un fenomeno reversibile e se esistono dei comportamenti 'protettivi'.<br />
In cantiere c'è un ambizioso progetto di ricerca: "Vorremmo seguire per 10 anni 2-3 mila persone e capire come l'inquinamento modifica punto per punto l'intero genoma umano, analizzando la metilazione. I mezzi per farlo li abbiamo e ci vorrebbero un paio d'anni per arrivare ai risultati", assicura Baccarelli. E' già scattata la ricerca di finanziamenti. "Seguire le persone per un lungo periodo di tempo ci permetterebbe di scoprire se gli effetti dello smog si accumulano o si dissolvono quando viene rimossa la fonte di inquinamento. Non solo: vogliamo capire se una dieta particolarmente salutare può fare da scudo contro l'inquinamento anche a livello epigenetico", annuncia lo scienziato.<br />
Stesso discorso per l'attività fisica. "Gli effetti dell'inquinamento atmosferico non si fermano all’apparato respiratorio, ma coinvolgono molti altri distretti dell'organismo, tra cui il sistema cardiocircolatorio - conclude Baccarelli - tanto che uno studio da me guidato, eseguito in Lombardia in collaborazione con il Centro trombosi del Policlinico e pubblicato su Archives of Internal Medicine nel 2008, aveva dimostrato che con un aumento di 10 microgrammi di Pm10 per metro cubo d'aria, si ha un incremento del 70% del rischio di trombosi". "<br />
<br />
Interessante questo articolo in cui si approfondisce la tendenza mutagena di questi inquinanti cosi' diffusi e di cui sappiamo, noi cittadini, cosi' poco. </div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-42031886598334602322010-06-11T15:52:00.000-07:002010-06-17T14:05:41.116-07:00Bevande alcoolichePubblichiamo, per ora senza commento, la valutazione dell'IARC <a href="http://monographs.iarc.fr/"> (International Agency for research on Cancer) </a>sul consumo di bevande alcooliche: <a href="http://www.bensos.com/public/volume44_ethanol.pdf">scarica qui</a>.<br />
In essa si conclude che:<br />
- non c'e' adeguata evidenza di cancerogenicita' di alcool etilico e bevande alcooliche negli animali da laboratorio;<br />
- c'e' sufficiente evidenza di cancerogenicita' delle bevande alcooliche nell'Uomo. Il verificarsi di tumori maligni della cavita' orale, faringe, laringe, esofago e fegato e' causalmente correlato (ossia e' considerato una causa) al consumo di bevande alcooliche.<br />
Quindi: le bevande alcooliche sono "cancerogene per l'Uomo" (Carc 1).<br />
<br />
<div style="text-align: justify;"><i>Le categorie di classificazione dell'IARC sono:</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Carc 1: "cancerogeno per l'Uomo";</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Carc 2A: "probabilmente cancerogeno per l'Uomo";</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Carc 2B: "possibilmente cancerogeno sull'Uomo";</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Carc 3: "non classificabile per la sua cancerogenicita' sull'Uomo";</i></div><table><tbody>
<tr align="justify"><td><i>Carc 4: "probabilmente non cancerogeno sull'Uomo".</i></td><td></td><td><br />
</td><td><br />
</td><td><br />
</td></tr>
<tr><td style="text-align: justify;">N.d.R.: Generalmente, le sostanze classificate Carc 2A sono quelle che hanno maggiori probabilita' di finire nella categoria Carc 1; invece quelle classificate nella categoria Carc 2B sono quelle che piu' spesso vanno poi a finire nella Carc 3. Salvo eccezioni, ovviamente.</td><td style="text-align: justify;"></td></tr>
</tbody></table>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-55288845312964062162010-06-11T15:14:00.000-07:002010-06-11T15:54:01.999-07:00Lampade UV e melanoma<div style="text-align: justify;">Dal sito <a href="http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/06/05/visualizza_new.html_1819709456.html">ANSA</a>:</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">"(ANSA) - CHICAGO, 5 GIU - Lettini solari da bandire come il fumo: sono infatti tra i responsabili del piu' aggressivo tumore della pelle, il melanoma. L'appello e' dell'oncologo Paolo Ascierto, direttore dell' Unita' di oncologia medica e terapie innovative dell'Istituto nazionale tumori 'Pascale' di Napoli a margine del congresso a Chicago della Societa' americana di oncologia. ''I casi di melanoma in Italia sono in aumento e per questo e' importante puntare sulla prevenzione'', ha detto Ascierto."</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ecco la valutazione fatta dall'IARC<a href="http://monographs.iarc.fr/"> (International Agency for research on Cancer) </a>e pubblicata nel maggio 2009: <a href="http://www.bensos.com/public/mono55-10_UV.pdf">scarica qui</a> (.pdf 771 KB). Le radiazioni solari UV-A, UV-B e UV-C vengono considerate "sicuramente cancerogene sull Uomo" (Carc 1), mentre le radiazioni dovute a lampade solari e lettini solari sono considerate "probabilmente cancerogene sull'Uomo" (Carc 2A).</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><i>Le categorie di classificazione dell'IARC sono:</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Carc 1: "cancerogeno per l'Uomo";</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Carc 2A: "probabilmente cancerogeno per l'Uomo";</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Carc 2B: "possibilmente cancerogeno sull'Uomo";</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Carc 3: "non classificabile per la sua cancerogenicita' sull'Uomo";</i></div><table><tbody>
<tr align="justify"><td><i>Carc 4: "probabilmente non cancerogeno sull'Uomo".</i></td><td><br />
</td><td><br />
</td><td><br />
</td><td><br />
</td></tr>
<tr><td style="text-align: justify;">N.d.R.: Generalmente, le sostanze classificate Carc 2A sono quelle che hanno maggiori probabilita' di finire nella categoria Carc 1; invece quelle classificate nella categoria Carc 2B sono quelle che piu' spesso vanno poi a finire nella Carc 3. Salvo eccezioni, ovviamente.</td></tr>
</tbody></table><table><tbody>
<tr align="justify"><td><br />
</td><td><br />
</td><td><br />
</td></tr>
<tr><td style="text-align: justify;"><br />
</td><td><br />
</td><td><i></i></td></tr>
</tbody></table>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-45708263333321100102009-11-30T03:17:00.000-08:002010-06-17T14:08:04.019-07:00"Il progressivo incremento del cibo gettato nella spazzatura e il suo impatto ambientale."<div style="text-align: justify;">Presentiamo la traduzione del riassunto (abstract) del seg. articolo: Titolo originale:<a href="http://www.plosone.org/article/info:doi/10.1371/journal.pone.0007940#cor1">" The Progressive Increase of Food Waste in America and Its Environmental Impact"</a> degli autori: Kevin D. Hall [kevinh@niddk.nih.gov (KDH)], Juen Guo, Michael Dore, Carson C. Chow [carsonc@niddk.nih.gov (CCC)] - Laboratory of Biological Modeling, National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, Bethesda, Maryland, United States of America</div><div style="text-align: justify;">pubblicato sul database on-line PLoS ONE:</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">"I rifiuti di cibo contribuiscono a consumi eccessivi di acqua dolce e combustibili fossili, i quali, insieme al metano e all'anidride carbonica dovuti al cibo in decomposizione, creano un impatto sui cambiamenti climatici globali.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">In questo articolo calcoliamo il contenuto energetico di rifuiti di cibo su scala nazionale dalla differenza fra il cibo fornito e il cibo consumato dalla popolazione statunitense.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Il secondo e' stato stimato usando un modello matematico validato di metabolismo, che mette in relazione il peso corporeo al consumo di cibo.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Abbiamo desunto che gli avanzi di cibo pro capite in USA sono progressivamente aumentati di circa il 50% dal 1974, oltrepassando le 1400 Kcal al giorno per persona e i 150 miliardi di Kcal all'anno.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Il cibo gettato nella spazzatura al momento occupa piu' di un quarto del consumo totale di acqua dolce e circa 300 milioni di barili di petrolio all'anno."</div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-997064442027687186.post-68651829957620239662009-08-30T02:34:00.000-07:002009-08-30T03:36:10.737-07:00Commento<div style="text-align: justify;">L'articolo sulla qualita' nutrizionale dei cibi biologici mi e' sembrato interessante in quanto oggetto di polemica su giornali e riviste, che riportano generalmente solo l'opinione del giornalista (spesso senza competenze scientifiche), costruita a sua volta su articoli altrettanto generici trovati sui giornali.</div><div style="text-align: justify;">Per fermare questa catena di opinioni fittizie, non c'e' che risalire alla fonte e farsi un'opinione diretta.</div><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;">La mia opinione generale sull'argomento trattato e' la seguente: lo spunto e' interessante e, se possibile, va approfondito.</div><div style="text-align: justify;">Se fosse dimostrata la veridicita' delle conclusioni tratte dai ricercatori, si potrebbe pensare che, si', i cibi biologici non contengano principi nutrizionali migliori o in maggiore quantita' rispetto ai cibi convenzionali, ma che almeno non contengano sostanze (i pesticidi) che presentano tossicita' per l'Uomo a lungo termine e che hanno un impatto ambientale spesso a lungo termine.</div><div style="text-align: justify;">Il ragionamento deve anche considerare i pro e i contro dovuti alla incidenza delle micotossine su alcune colture.</div>Silvia Palladini, dr.ssa in Chimicahttp://www.blogger.com/profile/06126961213932446781noreply@blogger.com0