martedì 20 febbraio 2018

Perchè la scienza è di competenza degli scienziati

Premetto: mi definisco un "tecnico", non uno "scienziato". La laurea è senz'altro un primo passo per diventare scienziato, ma questa definizione va riferita - secondo me - solo a quei ricercatori e docenti universitari che dedicano la vita allo studio di nuove teorie e alla ricerca sperimentale pura.

È di questo periodo il dibattito sul valore della preparazione scientifica nel trattare argomenti, appunto, scientifici, in contrapposizione all'opinione personale creata da ogni cittadino sulla base di "ricerche" più o meno frettolose sul web, o di indicazioni fornite da amici o conoscenti.

Personalmente ritengo che sia molto rischioso, per ognuno di noi, addentrarsi in argomenti complessi senza un'adeguata preparazione e fidarsi, per così dire, ciecamente della propria prima impressione, agendo poi di conseguenza. Per spiegare meglio che cosa intendo, vorrei porre all'attenzione del lettore o lettrice un esempio, vissuto in prima persona.

Laureata da poco, fui assunta (ebbene sì, erano gli anni in cui si poteva essere assunti pochi giorni o pochi mesi dopo la laurea) presso una media industria. Il mio ruolo era apprendere le tecniche di analisi dei prodotti e assistere il responsabile della Ricerca & Sviluppo, occupandomi nel contempo anche di modulistica e procedure della certificazione di qualità. Passavo quindi una parte del mio tempo al computer e, dopo un po', mi sentivo piuttosto disinvolta nell'utilizzo di Office e altri programmi minori.

All'epoca i computer erano poco capaci e succedeva spesso che rallentassero a causa del sovraccarico di memoria. Un bel giorno che cosa mi venne in mente? Pensai che ormai la mia cultura informatica fosse sufficiente, così mi addentrai in uno dei computer per togliere files inutili e renderlo più "leggero". Senza rendermene conto, eliminai in realtà alcuni files di sistema importantissimi, che un tecnico programmatore del Gruppo industriale aveva installato con nomi (per me) anonimi, i quali files servivano per gestire tutto un complesso sistema di gestione dei report della certificazione di qualità.
Puf! Con poche mosse di mouse ne avevo spazzato via la "struttura portante" e il complesso sistema aveva smesso di funzionare.

Insomma... da neolaureata mi presi una bella (e meritata) lavata di capo non solo dal mio diretto superiore, ma anche da altri impiegati e soprattutto dal programmatore, arrivato come una furia a "riparare" i danni dopo qualche ora di viaggio. La sua furia fu tuttavia mitigata dalla mia contrizione, in quanto mi sentivo tristemente responsabile di quella mossa, che era in realtà dettata da una mia presuntuosa ignoranza. Mi perdonò, anche perché il disastro fu solo sfiorato.

Perché vi ho raccontato questa vicenda? Perché secondo me calza discretamente con le problematiche attuali legate alle fake news e alla recente moda di affidarsi al proprio giudizio personale - o di amici e conoscenti - su argomenti di medicina, di alimentazione, di agronomia, volutamente senza seguire le indicazioni della comunità scientifica.

Almeno in quella occasione (forse anche in altre, non ricordo) io fui assolutamente troppo fiduciosa nella mia preparazione, che era del tutto ridicola - capii in seguito - rispetto a quanto sarebbe stato necessario per occuparsi di quei files. Tuttora non sono preparata in quell'argomento e va bene così: ognuno si specializzi nel proprio lavoro, in base alle proprie capacità e, anche, basi scolastiche.

Non vi sembra che ci siano analogie fra me in quell'epoca e le persone che, dopo aver letto qualche pagina web, ritengono essere alla loro portata argomenti di medicina o altre scienze complesse, ritenendo che la loro preparazione sia allo stesso livello di quella degli scienziati che se ne occupano ad alto livello tutti i giorni?

Buona riflessione :-)

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