E' sotto accusa per essere un interferente endocrino.
Dalle banche dati (RTECS, etc.) vediamo che presenta tutta una serie di caratteristiche interessanti:
- e' bioaccumulabile nei tessuti adiposi (Log Kow = 3,32) e, come tale, trasmissibile al lattante attraverso il latte materno;
- e' un notevole genotossico;
- e' un notevole teratogeno.
Teratogenicita': fra i numerosi dati spiccano le anomalie neurologiche in feti di ratto a 20 ug/Kg. Si tratta di una concentrazione attiva particolarmente bassa, ossia e' sufficiente pochissima sostanza per manifestare l'azione tossica; pertanto, se si dovesse verificare che l'essere umano e' in questo caso, come in numerosi casi, affine al ratto per risposta all'azione tossica, il dato sarebbe particolarmente preoccupante.
Per quanto riguarda l'interferenza con il sistema endocrino, troviamo dati sui ratti con concentrazioni molto preoccupanti (100 ug/Kg subcutaneo in topo; 5,9 mg/Kg subcutaneo in ratto; etc.).
L'Istituto Superiore di Sanita' ha pubblicato un approfondimento (di cui si puo' scaricare anche il corrispondente documento pdf) a cura di Alberto Mantovani e Francesca Baldi - Reparto di Tossicologia Alimentare e Veterinaria - ISS, con alcune spiegazioni e indicazioni utili sui modi per diminuire l'esposizione a questa sostanza tossica. Per comodita' le riportiamo qui sotto:
- Non usare contenitori alimentari in policarbonato nel microonde. Il policarbonato è forte e durevole, ma con l’usura causata dal tempo e dalle temperature elevate potrebbe rilasciare BPA.
- Ridurre l'uso di cibi in scatola, in particolare per i cibi caldi o liquidi. Optare, invece, per vetro, porcellana o contenitori di acciaio inox senza rivestimenti interni in plastica.
- Se si vive in un paese extra-UE, scegliere biberon privi di BPA.
- Quando si usa una bottiglia di acqua in plastica, non ri-utilizzare più volte.
- Adottare una accurata igiene orale in modo da ridurre la necessità di cure dentali.
- Indossare i guanti se si maneggiano molti scontrini in carta termica.